Nel contesto europeo, e ancor più in quello italiano, la tratta di persone è associata soprattutto alla prostituzione forzata e al grave sfruttamento lavorativo in alcuni settori fiorenti dell’economia: agricoltura, allevamento e, prima del covid, edilizia.
È la domanda di sesso a pagamento e di lavoro sottopagato e senza tutele ad alimentare un “commercio” criminale che attinge ai bacini della povertà e “vende” merce umana.
Quest’anno la Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, che ricorre l’8 febbraio, invita a sostare sul nesso tratta-economia: «Il modello dominante dello sviluppo neo-liberale e il capitalismo sfrenato creano situazioni di vulnerabilità che sono sfruttate da reclutatori, trafficanti, datori di lavoro e consumatori. Denunciamo questo modello economico ingiusto, che privilegia il profitto e crea una cultura di violenza e mercificazione esponendo le persone al rischio di essere trafficate. Denunciamo la corruzione così ampiamente diffusa che permette a questo male di perpetuarsi».
Lo afferma il documento “Neoliberismo e tratta di esseri umani nell'epoca del Covid”, divulgato lo scorso dicembre dal Coordinamento Internazionale di Talitha Kum.
Il tema scelto per la giornata è proprio “Economia senza tratta di persone”.
I risvolti della tratta sono molteplici e articolati, spesso sfuggenti; ancor più in tempo di covid-19.
Per questo è bene conoscere e approfondire.
Ognuna e ognuno di noi, con le sue piccole e grandi scelte quotidiane, incluso il “voto del portafoglio”, può contribuire a trasformare l’economia e liberarla dalla piaga funesta della tratta.