L’annuncio è arrivato in Italia il 6 maggio, alle prime luci dell’alba.
Proviene da una fonte autorevole e poco incline a proclami roboanti improvvisati: l’attuale presidente Usa, Joe Biden.
Il governo statunitense parla di «sospensione provvisoria dei brevetti» per contrastare la pandemia e il tweet, che registra la data del fuso orario di New York ovvero la sera del 5 maggio, è di Katherine Tai, colei che rappresenta gli Usa nell’Organizzazione mondiale del commercio.
In dicembre 2020 Combonifem aveva sottoscritto e divulgato la petizione del premio Nobel Mohammed Yunus, che già nel mese di giugno aveva lanciato un appello, sottoscritto da personalità di fama internazionale, per considerare i vaccini anti-covid «bene comune universale esente da qualsiasi diritto di brevetto».
La petizione precisava: «I brevetti dovrebbero essere sospesi, e i profitti non dovrebbero essere consentiti durante questa pandemia».
In effetti il governo Usa ha investito oltre 10 miliardi di dollari per finanziare la ricerca: fondi pubblici. L’Unione Europea ne ha provveduti 7,5 e il governo britannico 5: ancora fondi pubblici.
Per non parlare di quanta ricerca le ditte produttrici di farmaci attingono dalle università, in gran parte ancora finanziate da fondi pubblici.
Considerando che nel primo trimestre 2021 la ditta Pfizer ha registrato un aumento del 45% dei propri utili, come del resto anche altre ditte farmaceutiche che provvedono vaccini, test e farmaci per debellare la pandemia, la svolta del governo Usa è da apprezzare.
Il “bene comune” viene prima di ogni interesse privato; peraltro, quale tutela di brevetti è mai stata riconosciuta alla sapienza dei popoli, in particolare a quella delle loro donne, che da millenni svelano le proprietà curative delle piante medicinali?