Il 20 ottobre può aver riservato una brutta sorpresa a chi ama la TV: all’ora solita accende il televisore per seguire il proprio programma preferito e si trova davanti a un bello schermo vuoto.
Tutta colpa del 5G, ovvero dell’evoluzione tecnologica che toglie la banda 700 mHz ai canali televisivi per darla alla telefonia mobile.
Alcuni quotidiani si sono premurati di provvedere spiegazioni dettagliate per ovviare all’inconveniente, almeno per chi già avesse un televisore HD o un decoder compatibile. Chi maneggia abitualmente il menu del telecomando non avrà problemi a seguire le istruzioni, ma non tutti e non tutte lo sono.
Quanto costa cambiare il televisore? Forse basta anche acquistare soltanto il decoder? E a parte i costi economici, alleviati dal “bonus”, quali saranno i costi ambientali per riciclare le varie sostanze, anche preziose, di apparecchi acquistati forse da appena qualche anno?
Sono rifiuti speciali, da portare alle isole ecologiche, da dove raggiungono poi gli impianti di trattamento. Per la salute dell’ambiente non è un gran bella notizia!
Dal 5G, nuova frontiera della telefonia mobile, passiamo alle radiazioni: è noto che i campi elettromagnetici a radiofrequenza sono “potenzialmente cancerogeni”. Se è vero che la “transizione digitale” si è rivelata in tutta la sua urgenza durante i picchi di covid-19, con inevitabile didattica a distanza e lavoro da remoto, rimane però vitale contenere le radiazioni.
La tecnologia 5G dovrebbe essere meglio approfondita e se ne dovrebbe parlare di più evitando posizioni preconcette, ma non dovrebbe condonare un superamento dei limiti di legge in tema di elettromagnetismo. Il 13 agosto scorso negli Usa l’organizzazione no-profit Children’s Health Defense (La difesa della salute dei bambini), presieduta da Robert F. Kennedy Jr., ha vinto la causa contro la Federal Communications Commission (FCC) in merito a wireless e 5G, perché l’istituzione, a fronte del rapido sviluppo dell'industria delle telecomunicazioni, non ha aggiornato le linee guida con l’evolversi della ricerca medico-scientifica.
Per questo, mentre il 5G galoppa anche in Europa e fa cambiare tanti apparecchi TV, non faccia cambiare (al rialzo) i limiti di legge all’esposizione elettromagnetica.
Al governo italiano chiediamo di finanziare una ricerca indipendente, epidemiologica e sperimentale sulle onde millimetriche del 5G a 26 GHz per approfondire i possibili impatti sulla salute.
L’evoluzione tecnologica non va bloccata ma, certamente, va governata bene, come la transizione ecologica.
E già qualche buona notizia ci raggiunge oggi dalla Settimana sociale di Taranto.