Una giovane famiglia, papà, mamma e tre figli, gusta con grande soddisfazione il tempo della vacanza. Sono appena arrivati dalla Finlandia e sono molto soddisfatti di trovare un bel clima estivo.
La sorpresa è che … sono italiani, originari proprio di quella pittoresca riviera ligure tanto apprezzata anche all’estero.
Stella, nome fittizio, era insegnante. Il marito, Fabio, altro nome fittizio, era piccolo imprenditore. Il figlio maggiore ha quasi 15 anni, il più piccolo 7.
Cinque anni fa la decisione, sofferta e coraggiosa, di lasciare l’Italia: «Lui faceva orari impossibili per tirare avanti la ditta. I figli non li vedeva che alla sera, spesso tardi, e talvolta neppure allora. Era sempre stressato. Anch’io lavoravo per garantirci una vita dignitosa... Tre figli da crescere sono una grande gioia, ma anche un bell’impegno!».
Cercano disperatamente una soluzione. Da amici vengono a sapere che in Finlandia la famiglia è molto tutelata e ci sono anche buone possibilità di lavoro. È un Paese dell’Unione Europea, pertanto non servono visti.
Partono. Lasciano i nonni, le nonne, le radici. Il distacco è doloroso.
Atterrano nel buio dell’inverno finnico, con 30° sotto zero. Un altro mondo, un’altra lingua, un’altra cultura. Gli inizi non sono facili, ma le politiche di integrazione funzionano bene. Corsi intensivi di lingua, stage di formazione lavorativa e, soprattutto, «una meravigliosa politica familiare». Esulta Stella: «Ci è cambiata la vita e non torniamo indietro. Anzi, in Italia ci veniamo, ma in vacanza».
Se Stella e Fabio hanno potuto realizzare il loro sogno e condurre un’esistenza che permette di crescere meglio come famiglia, che dire di altri e altre che cercano di realizzare il proprio sogno?
In ogni Paese ci sono persone che coltivano sogni, e affrontano la fatica di realizzarli.
E come postilla un invito: il “Bel Paese” non potrebbe imparare dalla Finlandia come sostenere meglio le famiglie giovani?