Abbiamo il mondo in casa, ma anche noi, cittadini e cittadine italiane, siamo ovunque nel mondo.
E l’armonia rispettosa fra culture e persone diverse richiede ascolto, conoscenza reciproca e … tempo.
Chi accampa gli stupri perpetrati da giovani e giovanissimi “immigrati” per squalificare la proposta dello “ius soli”, che contempla anche lo “ius culturae”, soffre di grave miopia.
E generalizza in modo indebito.
È come se gli Usa avessero bloccato l’integrazione di Mario Matthew Cuomo o di Bill De Blasio con il pretesto che l’immigrazione italiana di fine Ottocento aveva portato con sé la mafia.
Sgomentano le violenze efferate commesse a Rimini e altrove, ma il binomio “immigrati-violenza” non regge: molti femminicidi e altrettante violenze domestiche sono crimini perpetrati anche da cittadini italiani, perché la violenza è un tarlo trasversale, con radici culturali ma anche individuali.
E che dire delle “gang” di giovani italiani, spesso minorenni, che violentano donne e ragazze?
Il binomio “immigrati=violenza” non regge, sebbene esistano marcate differenze culturali nella relazione uomo-donna.
Il ministro dell’Interno Marco Minniti ha annunciato per metà settembre un piano di integrazione per persone immigrate. Lo attendiamo con interesse.
E attendiamo, con altrettanto interesse, anche un piano per contrastare la prostituzione “coatta” che ogni giorno alimenta il fiorente mercato criminale di corpi di donne, sempre più giovani e sempre più “importate” dall’Africa.
Chi sono i clienti di queste vittime giovanissime, attratte con promesse di studio e lavoro e poi crudelmente avviate alla prostituzione?? Soltanto gli “immigrati”?
Che la nostra memoria non sia corta e che la nostra visione per un’Italia interculturale sappia spaziare oltre l’immediato.