Mercoledì, Giornata mondiale del rifugiato, tanti appelli e messaggi ma poca attenzione alle donne.
Forse la differenza di genere non appare rilevante in chi già soffre un profondo disagio: sradicamento, esodo e fatica di inserirsi in un nuovo contesto di vita.
Eppure lo è: basta guardare alla sorte di migliaia di giovani rifugiate siriane in Turchia.
Marta Ottaviani ha recentemente denunciato la “tratta delle mogli”, un modo di sopravvivere adottato da migliaia di famiglie siriane ospitate da Tayyp Erdogan con i miliardi dell’Unione Europea. Pochi nuclei familiari trovano accoglienza nei campi profughi… molti di più sono allo sbaraglio e sopravvivono di espedienti.
Così può accadere che un padre rifugiato siriano venda la propria figlia a uomini del posto già sposati: «Venire scelte come seconde mogli e subire vessazioni dai mariti che non si sono potute scegliere e dalle loro prime (e legittime) consorti. È il drammatico destino toccato in sorte a migliaia di donne siriane, spesso appena adolescenti, che sono scappate in Turchia per salvarsi dalla guerra civile che attanaglia il loro Paese da otto anni», scrive con amarezza Marta Ottaviani.
In Turchia la poligamia è illegale ma persiste in alcune aree del Paese, e nella regione meridionale il mercato delle “mogli siriane senza diritti” è divenuto così fiorente da dilagare anche online. Grazie all’intervento della Federazione turca delle associazioni per i diritti delle donne la magistratura ha chiuso un sito che pubblicizzava l’offerta di ragazze rifugiate, ma ne sono stati aperti altri, seppur meno espliciti.
Spesso le giovani vengono barattate dalla famiglia in cambio di un lavoro o dell’affitto di un appartamento. Sono ragazze con una vita doppiamente spezzata: come rifugiate e come “vendute”.
Oggi la Turchia ospita tre milioni e settecentomila siriani …e siriane. Il 14 marzo 2018 l’Unione Europea ha destinato al Paese altri 3 miliardi di euro per accogliere persone in cerca di rifugio: uomini e donne, insieme. Una recente indagine di The Black Sea svela come vengono utilizzati i fondi europei destinati ai rifugiati siriani.
Il nostro appello? Più attenzione alle ragazze e alle giovani donne.