«Facciamo politica nel modo più bello: ci prendiamo cura dello spazio pubblico».
Lo afferma Emma Amiconi: il volto sereno e una determinazione traboccante.
Con Francesca Barzini, Tatiana Campioni, Roberta Bernabei, Valeria Grilli e Martina Cardelli, ha dato vita al comitato cittadino “Tutti per Roma”, che, per rispetto di genere, preferiremmo chiamare “Tutte e tutti per Roma”, visto che le promotrici son tutte donne. Dalla virtualità dei social alla realtà della piazza, con diecimila a Roma e quarantamila a Torino. Ancora donne, normalissime: professioniste e non, spesso madri di famiglia. Ben altro che “borghesucce annoiate”, come le ha etichettate Beppe Grillo.
Semplicemente donne, che ci tengono a non lasciarsi trasportare dalla corrente di slogan urlati. Promuovono iniziative con “tocco gentile”: «L’importante è essere presenti senza urlare, non è più il momento di urlare e possiamo essere un laboratorio per lanciare un paradigma nuovo che possa andare al di là di Torino».
A queste due iniziative molti media italiani hanno dato ampia visibilità, ma non ne hanno data altrettanta a un’altra “iniziativa gentile”: la manifestazione #Indivisibili che il 10 novembre 2018, senza partiti e sindacati, ha raccolto a Roma oltre sessantamila persone. Forse centomila. Oggetto: il decreto immigrazione-sicurezza. Chi ha partecipato ha rivelato che gli striscioni con scritte di protesta dirette a Matteo Salvini sono stati sequestrati. Una manifestazione pacifica e inclusiva, di danze, canti e colori. I controlli di sicurezza, particolarmente serrati, non hanno scoraggiato l’onda di primavera che accompagna un mondo in movimento.
Chi cerca di bloccare i flussi, piuttosto che regolarli con saggezza, uccide le opportunità… e anche le persone.
Proprio ieri la testa della carovana di donne e uomini, bambine e bambini, che stanno camminando dall’Honduras verso gli Usa, è arrivata al confine con la California.
Il Foro sociale mondiale delle migrazioni, svoltosi a Città del Messico dal 2 al 4 novembre 2018, in Italia è rimasto totalmente nell’ombra nonostante sia un’altra “iniziativa gentile”: laboratorio fecondo di percepire e vivere la migrazione in modo costruttivo.
Una delle organizzatrici, Lina Cahuasqui di Miredes Internacional, ha detto alla missionaria comboniana Teresita Cortés Aguirre: «Il Foro è un processo continuo, non un incontro di pochi giorni. Grande attenzione ha meritato e merita la “carovana delle madri” che da anni rivendica i diritti di figli e figlie scomparse nel percorso migratorio: molte madri, da tante nazioni del mondo e con lingue tanto diverse, ma tutte non rassegnate».
Donne che prendono l’iniziativa e avviano processi per ricreare e costruire: a Roma e a Torino, come in tante altre parti del mondo. Donne e uomini.
Questo è tempo di riflettere, confrontarsi e agire insieme, per non lasciarsi travolgere da contrapposizioni distruttive, urlate e violente. «Dobbiamo farlo superando vecchie appartenenze e consumate sigle, facendo nascere un’energia di cambiamento completamente nuova», precisa il regista Andrea Segre.
Un invito a scendere in piazza… e a procedere insieme oltre la piazza.