Perché studiare per un futuro che potrebbe non esserci?
È questa la domanda che ha convinto Greta Thunberg, sedicenne svedese, a saltare scuola quel venerdì di agosto dell’anno scorso per accamparsi davanti al Parlamento accusando i deputati di non aver mantenuto le promesse per salvare il clima.
Da allora la sua protesta si è diffusa. I venerdì di sciopero per il pianeta hanno preso piede in Europa e nel mondo. Scioperi che sono stati accolti da molte organizzazioni internazionali fino all’organizzazione di #FridaysForFuture. Il più grande sciopero di studenti di tutto il mondo, indetto per venerdì 15 marzo, contro i poteri forti. Per provare a proteggere l’unico mondo che abbiamo. Il nostro pianeta.
123 Paesi diversi, 2052 città coinvolte ai quattro angoli del pianeta, per un totale di circa 2083 manifestazioni coordinate in tutto il mondo e 1,4 milioni di studenti in piazza. L'altissima partecipazione era già prevista, dato che all'ultimo appello lanciato da Greta su Twitter quattro giorni fa avevano aderito movimenti di studenti di tutto il mondo. Ma i numeri lasciano davvero speranze concrete.
Italia e Francia vedono il maggior numero di raduni. L'Italia, con 235 manifestazioni, è il Paese più attivo, prima di Francia (216), Germania (199), Stati Uniti (168), Svezia (129) e Gran Bretagna (111). In Europa la manifestazione coinvolge gli studenti anche in Spagna (65), Portogallo (36), Belgio (31), Irlanda (31) e Finlandia (26).
Fuori dall'Ue e dagli Stati Uniti, i Paesi in prima linea sono Canada (54 raduni) e Australia (51). Molto significativa la partecipazione di diverse nazioni dell'America latina, tra cui Messico (28 raduni), Brasile (21), Argentina (18) e Cile (12). In Asia gli studenti più coinvolti sono quelli della Thailandia e dell'India, con 29 proteste domani, mentre negli altri Paesi (Giappone, Nepal, Cina, Corea del Sud) la causa per il clima è risulta finora meno partecipata.
Da mesi, in realtà, il nuovo movimento degli studenti, trainato da Greta e da altri giovani leader ambientalisti, chiede a gran voce ai governi dei rispettivi Paesi politiche più incisive contro il riscaldamento globale, in particolare per ridurre le emissioni di anidride carbonica, tra i principali gas serra.
Del resto sono questi ragazzi a rischiare di assistere a un aumento della temperatura globale che potrebbe raggiungere addirittura i 4 gradi C.
Se l’importanza e l’essenzialità di ciò per cui questi giovani stanno manifestando non bastasse, bisognerebbe ricordare che, oltre ad essere espressione delle generazioni future, presto potranno votare e i governi dovranno dare loro una risposta chiara a quello che considerano un problema fondamentale per il loro futuro. È urgente.
Greta si è involontariamente messa alla testa di questo, che è diventato un movimento giovanile globale. Adesso, è candidata per il Nobel per la pace.
Non sappiamo se lo vincerà. Ma con la condivisione che ha raggiunto la sua protesta, Greta ha già vinto.
Chi deve vincere ora, è il nostro pianeta!