Novembre 2015. Pochi mesi dopo la pubblicazione della Laudato si’ e poco prima della storica Conferenza delle parti sul clima, Cop21, Daniela Padoan riceve l’invito a prendere in considerazione l’enciclica; lo riceve da persone che conosceva per comuni militanze del passato e che, come lei, erano molto lontane dal mondo cattolico. Il piccolo gruppo, alquanto eterogeneo per percorsi di vita, si incontra a Milano: l’unico credente è don Virgilio Colmegna, noto in città per il suo servizio nell’alleviare disagio e povertà. «Rimasi stupita dall’invito. Venivamo da mondi diversi, ma tutti abbiamo percepito che il linguaggio dell’enciclica era rivoluzionario e poteva aiutare ciascuno di noi a uscire dagli ambiti di specialismo delle rispettive appartenenze».
Punti salienti
L’affermazione che non c’è giustizia sociale senza giustizia ambientale e la coraggiosa disamina delle cause (la “crudeltà” e l’astrattezza della finanza, il potere economico che genera “scarti”, anche umani…) esprimono una radicalità che convince il gruppo; ciascuno poi approfondisce della Laudato si’ le tematiche di suo maggiore interesse e le interconnessioni con l’orizzonte complessivo dell’ecologia integrale. «Personalmente – precisa Daniela Padoan –, da tempo sentivo la necessità di uscire dagli specialismi che spesso impediscono a chi si occupa di mi-grazione di vedere le connessioni, per esempio, con la cura della biodiversità e la lotta ai cambiamenti climatici. L’enciclica ci dice con grande chiarezza che “tutto è connesso” e che siamo fatti della stessa sostanza del pianeta e dei suoi viventi. In fondo, è quello che il femminismo chiama “intersezionalità”».
Elaborazione collettiva
Il piccolo gruppo inizia a organizzare seminari e invita persone interessate ad aspetti da approfondire; inizia così un cammino di autoformazione che dura quasi due anni e porta all’elaborazione collettiva di un libro, Niente di questo mondo ci risulta indifferente, curato da Daniela Padoan e pubblicato da Interno4 Edizioni. «L’elaborazione del libro è stata una bella esperienza in cui le nostre differenze non sono mai state di ostacolo, perché quello che davvero contava era costituire un territorio comune, dove le voci non dovevano uniformarsi ma dialogare, ciascuna con la propria specificità».
Un altro modo di pensare
Nel frattempo si costituisce l’Associazione Laudato si’. Per promuovere l’ecologia integrale, ogni aderente porta nei rispettivi ambiti lo sguardo maturato insieme: «C’è anzitutto necessità di rimarginare la ferita che ci separa dalla natura. Facciamo parte di una biosfera che la nostra cultura politica ed economica cerca continuamente di dominare e ridurre a merce, ma per fermare il disastro ecosistemico abbiamo necessità di riconoscere come tutto sia legato da vincoli di fratellanza e sorellanza. L’antropocentrismo è talmente introiettato in noi che metterlo in discussione implica una rivoluzione di pensiero, e l’enciclica – anche con il suo attingere alla cultura dei popoli nativi – offre gli strumenti per farla».
Fare cultura
L’associazione promuove iniziative, incontri e laboratori entro una molteplicità di “mondi sociali”, con particolare attenzione alla scuola: «Attualmente, con l’associazione Proteo Fare Sapere, legata alla Federazione Lavoratori della Conoscenza della Cgil, stiamo lavorando con un centinaio di insegnanti e studenti per elaborare un’offerta for-mativa a livello nazionale che metta l’educazione civica in relazione al “vivente” e al rispetto per l’ambiente». In tempo di pandemia si procede “da remoto”, con una girandola di dibattiti e iniziative, ma non solo: «Per porgere strumenti culturali alle persone più svantaggiate, incluse le persone migranti, stiamo avviando sul territorio delle scuole “popolari” per adulti».
Interconnessione “vivente”
«Noi facciamo pienamente parte del mondo animale, malgrado la nostra filosofia si sia esercitata per più di duemila anni a strutturare gerarchie di superiorità segnate dalla razionalità e dal Logos. L’enciclica restituisce la coabitazione di umanità e specie animali e vegetali, tutte parte del “vivente”, attraverso la predicazione di san Francesco che, ricorda il Papa, parlava ai fiori e li invitava a “lodare Dio come esseri dotati di ragione”. Questo sovverte il discrimine della presunta superiorità della specie umana, giunta a una prepotenza e a un’invadenza tali da aver permesso che la biomassa dei suoi manufatti abbia superato – per peso calcolato in gigatonnellate di carbonio – la biomassa di tutto ciò che vive e che i credenti chiamano “creato”. Siamo così alienati dalla nostra radice profonda, che ci àncora alla natura e al vivente, che un supermiliardario come Elon Musk può pensare addirittura a una colonia su Marte. Papa Francesco non cessa di indicare i pericoli del titanismo che promette di salvarci con l’affidamento alla “tecnosfera”, anziché con un ritorno alla cura della “casa comune”».