Dicembre è da sempre il mese in cui si spende in acquisti : addobbi, regali, illuminazioni. Il Natale che dovrebbe scaldare i cuori scalda anche i portafogli e i consumi. Ma quest’anno i rincari delle bollette e i problemi alle catene globali di approvvigionamento sembrano richiedere una riduzione del denaro speso dagli italiani.
Secondo Assoutenti, nel dicembre 2021 si stima un calo degli acquisti pari in media a -230 euro a famiglia e una contrazione di spesa complessiva di 4,6 miliardi di euro. Oltre a spendere meno, è fondamentale che tra le italiane e gli italiani sorga la necessità di spendere bene, per beni che si prendono cura di chi li produce. A questo proposito, sembra che l’81% degli italiani sia disposto a spendere maggiormente in ottica di sostenibilità. Ma quali sono i regali ecologici?
Regalare un albero, con Treedom, è ormai un’iniziativa nota a molte e a molti e lo stesso vogliamo pensare di 3bee, che permette di regalare un alveare e vuol dire contribuire alla biodiversità: le api che abitano in ognuno, impollineranno quasi 1 milione di fiori!
Ma ci sono molte altre realtà, meno note, più piccole, tante ideate da donne, che vale la pena conoscere, come il Vestito Verde di Francesca Boni. Studentessa bolognese dell’Università Bocconi, Francesca da anni è interessata alla sostenibilità e alla moda etica: nel 2017 ha fondato la community Facebook del Vestito Verde, i cui membri si scambiano quotidianamente informazioni e consigli per un consumo consapevole. Con lo stesso spirito ha poi creato anche un sito web che contiene circa 900 e-commerce accomunati da un unico grande valore: la sostenibilità. È infatti possibile cercare e filtrare capi fatti a mano, vegani, biologici e Made in Italy. Per chi preferisce lo shopping di persona a quello virtuale, il sito offre anche una mappa con oltre 1600 punti vendita di moda sostenibile in tutta Italia.
D’altro canto la sostenibilità si sta affermando sempre più anche come percorso professionale e le donne sono in prima linea. Dai dati dello scorso anno del Csr manager Network, l’associazione nazionale dei manager e dei professionisti della Sostenibilità, emerge che nel 62% dei casi i professionisti che operano in ambito sostenibilità sono donne, con una formazione di tipo multidisciplinare e una forte impronta manageriale.
Tra queste c’è, ad esempio, Giulia Petronella, classe 1991, pugliese, ha studiato a Trento Ingegneria dell’Informazione e dell’Organizzazione d’Impresa, per poi proseguire gli studi a Venezia. Tornata a Mesagne ha combinato il sapere con l’esperienza trentennale della sua famiglia nella produzione di impermeabili per il mondo ittico, fondando Woo, il brand made in Italy di abbigliamento e accessori impermeabili. Tutti realizzati senza uso di metalli pesanti, componenti e solventi chimici, e con Pvc certificato, acciaio privo di nichel, e una particolare attenzione per le condizioni di lavoro, sicure e etiche, di collaboratori e partner.
Sempre sull’onda dei tessuti c’è Orange Fiber, l’azienda siciliana che dal 2011 realizza tessuti dalle bucce delle arance. Le fondatrici sono Adriana Santonocito e Enrica Arena, si sono conosciute a Milano, dove erano coinquiline: una ha studiato Moda, l’altra Cooperazione Internazionale. Insieme hanno creato l’esempio perfetto di economia circolare, infatti gli scarti della cellulosa delle bucce di arancia vengono lavorati per essere trasformati in filati e infine in tessuto.
In un panorama che non limita il concetto di sostenibilità alla sfera ambientale, ma include anche l’ambito economico e sociale, ci auguriamo di assistere a un continuo aumento delle iniziative guidate da donne che abbiano come fulcro la sostenibilità, in termini sociali, ambientali ed economici.