L’esito frustrante di Cop26, ovvero dell’ennesima Conferenza delle Parti convocata dall’Onu per arginare la crisi climatica, ha una causa lampante: la fame d’energia.
I Paesi “sviluppati” (o “disviluppati?) ne divorano tantissima da più di un secolo, ma da alcuni decenni anche vari Paesi “in via di sviluppo” (così si chiamavano negli anni Settanta) sono attraversati da una crescita industriale che mangia energia, ulteriormente richiesta anche dall’espansione della loro “classe media” dotata oggi di auto privata e abitazioni piene di elettrodomestici.
Nel “libero mercato” il rapporto domanda-offerta detta i prezzi, e così le bollette di gas e di luce sono schizzate quando il congelamento produttivo da “lockdown” è terminato. In Italia i consumi domestici del 2021 registrano un aumento dei costi del 27,4% rispetto al 2020, pari a circa 3,3 miliardi di spesa aggiuntiva.
Chi ne avverte meno il peso sono loro, quei cittadini e cittadine che partecipano da tempo a comunità di autoproduzione e autoconsumo di energia rinnovabile, note in Europa come Rec (Renwable energy community).
Quella di Melpignano, in Puglia, è stata una delle prime: la “Cooperativa di comunità” nasce una sera d’estate del 2011: in piazza, con sindaco e notaio, ci sono 71 soci fondatori. Nel 2014 il numero di aderenti sale a 156 e nel 2019 a 287: basta che il tetto di casa possa accogliere pannelli solari e che si paghino 25 euro di adesione. Per il resto, senza costi aggiunti, si riceve per 20 anni l’energia elettrica generata sul posto. Quella non consumata viene venduta: una parte ricavi coprono il mutuo aperto con Banca Etica e con Coopfond, il fondo mutualistico di Legacoop, per realizzare l’impianto fotovoltaico. La rimanenza, come da Statuto, viene investita per migliorare la qualità di vita cittadinanza.
Un’altra luce che si accende a basso costo è quella di Ènostra. Nata nel 2014 dal progetto europeo REScoop 20-20, dal 2018 la cooperativa di utenza è diventata una realtà che alimenta anche l’autoproduzione di energia. Dallo scorso ottobre è in funzione vicino a Gubbio una Turbina eolica di 900 kW di potenza, inaugurata che copre parzialmente il fabbisogno di circa 900 famiglie. I circa 550 “soci” che hanno contributo a finanziare l’impianto sottoscrivendo la tariffa “prosumer”, che per 12 mesi ha un prezzo fisso, ne hanno tratto un grande beneficio.
L’energia rinnovabile e pulita risente certamente della “fluttuazione” del sole e del vento, ma non di quella, più imprevedibile e spesso speculativa, del mercato globale delle fonti fossili.
Una risposta efficace al “bla, bla, bla” di Cop26 non viene forse da milioni di cittadine e cittadine già impegnati nelle Rec, attente anche a ridurre lo spreco di energia, e da altri milioni che alle Rec aderiranno?