La ricorrenza, instituita 3 anni fa da papa Francesco, gode quest’anno di una eco importante. A fianco del pontefice, per sensibilizzare alla cura della nostra “casa comune”, c’è il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I, oltre al Consiglio mondiale delle Chiese, la Comunione anglicana e altre comunità cristiane.
Tante voci all’unisono che invitano a dare ascolto al grido della Terra e ai bisogni di chi è messo ai margini. A vivere la natura come un dono condiviso, invece di considerarla un possesso privato. «Non ci rapportiamo più con la natura per sostenerla - recita il testo diffuso dai due pontefici - spadroneggiamo piuttosto su di essa per alimentare le nostre strutture. L’ambiente umano e quello naturale si stanno deteriorando insieme, e tale deterioramento del pianeta grava sulle persone più vulnerabili».
Una giornata importante, posizionata in un periodo particolare dell’anno: il primo settembre. Alla fine delle vacanze. È chiaro, allora, perché il messaggio dei vescovi italiani in occasione della Giornata per la custodia del creato abbia per oggetto il turismo. Con le ferie ormai alle spalle, questo giorno offre un’occasione per riflettere su come ci rapportiamo con l’ambiente, con la natura incontaminata (o quasi) in cui ci troviamo a passare momenti di riposo e ricarica.
Perché per prendersi cura del nostro mondo, si parte davvero dalle piccole cose, apparentemente insignificanti, come il non gettare cartacce a terra, e si arriva a discutere dei grandi temi, come la carenza di risorse idriche.
E chi pensa che la salvaguardia dell’ambiente sia responsabilità solo e soltanto dei potenti che governano, e spesso violentano il pianeta, sta già facendo un primo atto di inquinamento, alimentando una cultura del disinteresse.
Tutti e tutte devono sentirsi responsabili di una natura che è casa. Tutti e tutte devono essere a conoscenza di questo momento di riflessione. Che quest’anno è passato inosservato. Taciuto dai media, sconosciuto ai più.
Eppure, fondamentale.