Un tessuto di mille colori
Negli ultimi due anni l’Unione Internazionale Superiore Generali (Uisg) ha promosso diverse iniziative di formazione sull’interculturalità nella vita religiosa, rispondendo a un bisogno che veniva proprio dalle religiose, soprattutto da quelle appartenenti a congregazioni internazionali con governi generali sempre più multiculturali. Hanno sollevato istanze, posto domande e indicato sfide, e nel 2019 è stato promosso un programma formativo su “Interculturalità e vita religiosa”: due settimane con 200 partecipanti di 50 congregazioni differenti.
Nel 2020 e 2021 la pandemia ha favorito la formazione online attraverso due corsi distinti su “Interculturalità e Leadership”, ai quali hanno partecipato altre 120 congregazioni per un totale di altre 400 sorelle provenienti da più di 60 Paesi diversi: è stata già in sé un’esperienza formativa interculturale!
Diventare consapevoli
Inaugurando il primo corso online, suor Patricia Murray, la segretaria esecutiva della Uisg, ha dichiarato: «Come religiose siamo chiamate a essere profetiche e a costruire ponti tra le differenze. Il movimento Black Lives Matter ha messo a tema il razzismo nella società e anche nelle nostre congregazioni: è solo una questione del passato o nei nostri istituti abitano ancora sottili dinamiche razziste? Ci sono suore che sentono di non poter respirare a causa di una cultura maggioritaria che le opprime. La diversità culturale è in aumento e non diventiamo interculturali semplicemente “vivendo insieme”. Dobbiamo fare un processo consapevole e abbiamo bisogno di competenze».
Dinamiche razziste?
Spesso l’interculturalità si gioca su dinamiche molto concrete e dettagli che, generalmente, diamo per scontati: il cibo, gli odori, il modo di tenere la casa, di pregare, di celebrare la liturgia, e di esprimere emozioni e idee. Vivere un percorso consapevole dove ognuna possa esprimere liberamente i propri valori legati alla sua tradizione e cultura attiva la creatività per trovare modalità nuove per sentirsi rappresentate, incluse, coinvolte.
A un livello più profondo, non possiamo negare che dinamiche razziste siano presenti in alcuni istituti, soprattutto in quelli che hanno un profondo legame con il Paese di fondazione e dove emerge con forza una cultura dominante.
Negli ultimi anni la geografia della vita religiosa è andata cambiando. In molti istituti le religiose appartenenti alla cultura di fondazione diminuiscono, mentre aumentano quelle provenienti da altri Paesi; di conseguenza, le suore elette a servizi di leadership, dal livello locale a quello generale, sono sempre più di culture diverse. Questo cambiamento ha generato comunità e organismi di governo che sono internazionali e multiculturali in forma crescente, realtà che ha trovato gli istituti impreparati: non basta stare con persone di altre culture per vivere l’interculturalità.