In principio Dio creò il cielo e la terra.
La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio
aleggiava sulle acque. Dio disse: «Sia la luce!».
E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona
e separò la luce dalle tenebre.
(Gen 1,1-4)
Un passo biblico noto, che accarezza l’immagine di copertina del pittore Adam de Coster: lascia emergere dall’oscurità il volto di una giovane donna del Seicento.
La luce della sua candela dissolve, almeno in parte, le tenebre che l’avvolgono. La fiammella è tenue, ma il suo volto è nitido. La donna esce dall’ombra.
Una metafora del cuore di questo numero, il dossier, dedicato a una “comunità di ricerca”, che accende una luce e fa emergere dal passato tante donne “invisibili”. Hanno contribuito a rinnovare nei secoli la Chiesa e la società, ma il protagonismo maschile, che pervade tanta storia ufficiale, più attenta a battaglie e rivoluzioni che alla forza trasformante delle relazioni quotidiane, le aveva relegate nell’oscurità.
L’occasione di intensificare questo percorso storico, che gradualmente illumina il volto e la vita di tante donne del passato, è stata il convegno internazionale che si è svolto a Roma all’inizio di maggio: “La Bibbia e le donne: 500 anni di cambiamenti”. Organizzato dal Coordinamento teologhe italiane e dalla Tavola Valdese, in occasione del quinto centenario della Riforma di Martin Lutero, ha raccolto frammenti di storia “sacra”. Ha rivelato una trama femminile che ha contribuito a plasmare la cultura occidentale.
Attorno al convegno, una rete di interazioni fruttuose, da tanti Paesi e tradizioni diverse della cristianità. Il dossier le raccoglie, per accendere a sua volta una luce, forse ancora tenue, sull’energia trasformante di donne ispirate dalla lettura del libro più letto al mondo: la Bibbia. Quando le versioni in lingua volgare vennero messe all’Indice dei libri proibiti, la creatività delle donne adottò altre forme di divulgazione popolare, fra cui rappresentazioni teatrali e poemi.
Un’altra piccola luce che queste pagine si ostinano ad alimentare è quella che lascia intravedere una differente narrazione delle “migrazioni”. Le pagine di apertura raccolgono l’esperienza della famiglia Calò, che dal 2015 ha aperto la propria casa a sei giovani profughi. Questi “estranei”, inaspettatamente, «hanno contribuito a rendere più bella la vita di tutta la famiglia».
Anche la riflessione e l’azione della Famiglia comboniana sostano sulle migrazioni, che non sono un’emergenza ma un fatto strutturale. Evolveranno, ma già chiedono a noi un cambiamento, per fare di questa “crisi” una meravigliosa opportunità per l’Europa: dar vita a “un popolo nuovo”.
Infine una parola per far luce su questa nuova veste del magazine.
Continuano le rubriche amiche, che da anni accompagnano i nostri passi, ma iniziano anche altre prospettive, che incoraggiano approfondimenti tematici: l’ecologia integrale, che ci interpella personalmente a maturare scelte di vita; un cammino di cittadinanza per avvicinarci all’Europa; lo sguardo fiducioso, che rende visibile il bello e il buono di tanti piccoli “lavori in corso”; la missione come incontro, che fa scoprire “casa” in ogni luogo del mondo quando le barriere si abbassano e la fiducia comincia a circolare.
E non poteva mancare uno spiraglio sull’arte, che, con delicatezza, invita sempre a percepire “altro” e “Altro”.