Ora che il mondo sta affrontando la pandemia, rallentamenti, ritardi e interruzioni si registrano anche nei progetti e nei programmi di prevenzione e contrasto alla mutilazione genitale femminile.
Un recente studio condotto da Amref Health Africa, in collaborazione con Amref International University, sugli effetti del Covid-19 sulla pratica delle mutilazioni e sui matrimoni precoci e forzati in Kenya, dimostra un crescente numero di casi nel Paese. La ragione più comune presentata è stata la chiusura di quasi metà delle scuole e la conseguente permanenza a casa. Durante l’emergenza è stato individuato un aumento della consulenza psicologica e sessuale, una riduzione dei soccorsi e del reinserimento nei servizi di comunità.
Porre fine a questa pratica in tutto il mondo entro il 2030 è uno degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Ma anche se in molte zone del continente africano è già un reato, non significa che la legge venga applicata ovunque. Per questo servono dei processi di formazione e sensibilizzazione delle comunità locali, la creazione di impieghi alternativi per i circoncisori, ma anche l’istituzione di riti alternativi per non stravolgere l’assetto sociale di questi popoli.
Diverse ONG e associazioni internazionali si stanno impegnando per proporre dei riti sostitutivi. Tra queste Amref Health Africa-Italia che da tempo si adopera affinché nelle comunità dell’Africa vengano introdotti riti di passaggio alternativi. Grazie all’impegno dei volontari, nella sola contea del Kajiado (in Kenya), le mutilazioni genitali femminili sono calate del 24%. E dal 2009 sono state salvate dalla pratica disumana oltre 20.000 ragazze africane.
Anche l’organizzazione Komolion Human Development Fund è riuscita a introdurre dei nuovi rituali di passaggio in Kenya, dove l’ultima cerimonia si è svolta nel 2019 e vi hanno preso parte 47 ragazze e 33 ragazzi.
Anche se illegale nell’UE, si stima che circa 600mila donne che vivono in Europa siano state vittime di questa pratica e che altre 180mila siano a rischio in 13 paesi europei. Per questo ActionAid ha lanciato, in 5 paesi europei tra cui l’Italia, il progetto CHAIN che ha l’obiettivo di rafforzare la prevenzione e il sostegno a donne e ragazze esposte al rischio delle mutilazioni.
Attraverso incontri di formazione e percorsi di consapevolezza sui propri diritti, si cerca di dare autonomia alle comunità maggiormente a rischio dando voce a livello politico ai bisogni delle donne e delle ragazze colpite da queste forme di violenza. CHAIN è co-finanziato dal programma REC (Rights, Equality, Citizenship) – Diritti, Uguaglianza, Cittadinanza – dell’Unione europea ed è implementato in Italia, Belgio, Francia, Germania e Spagna.
Oggi, diventare donne salvando tradizione e intimità, è possibile per qualcuna.
Ci auguriamo che crescere possa essere un rituale sano per tutte.