In questi giorni, alle prese con nuovi dpcm e revisioni in vista del Natale, la Giornata mondiale dei diritti umani sembra essere passata in secondo piano. Una mancanza che si nota nei giornali e nei telegiornali.
Ma anche nelle recenti regole per arginare la pandemia e nei nuovi progetti di ripresa, dei quali parliamo anche nell’ultima newsletter. In questo strano periodo, però, non sono solo i diritti delle donne, dei giovani e delle persone in difficoltà, ad essere repressi.
Ma quali altre violazioni avvengono? E verso chi?
Verso la giustizia, verso dei genitori offesi, verso un popolo che sta subendo una vergognosa repressione: il popolo egizio. Al governo dittatoriale di Abdel Fattah al-Sisi l’Italia ha venduto nel 2020 due fregate militari per il valore di 1.3 miliardi di euro. E ora è in atto la trattativa per la vendita di altre numerose armi che verranno usate per reprimere il popolo, ma anche per sostenere il generale libico Haftar contro il governo di Tripoli, che l’Italia e la comunità internazionale sostengono.
Un grave controsenso che scredita la politica estera italiana che da anni tratta con il governo egiziano per ottenere giustizia sul caso Regeni e sul più recente caso Zaki. Se non bastasse il deterrente morale per la vendita di armi, esiste anche una legge che vieta al governo di vendere armi a Paesi in guerra o nei quali vengono violati i diritti umani.
Ma allora perché questa legge continua ad essere violata?
Un modo per fermare queste decisioni, è quello coinvolgere tutti i cittadini in una scelta comune: la campagna Banche Armate promossa dalle riviste Nigrizia, Mosaico di pace, Missione Oggi e da Pax Christi che invita i cittadini a ritirare i propri soldi da quelle banche che pagano per la produzione e vendita di armi.
Questo Natale usiamo il tempo per interessarci e coinvolgerci.
È il momento di alzare la voce dell’opinione pubblica, di fare pressione sul governo e di essere tutti coinvolti in scelte etiche e sostenibili, per l’ambiente ma anche per i diritti di chi lo abita.