Negli ultimi tre decenni anni abbiamo assistito a una progressiva femminilizzazione delle migrazioni in Italia: siamo passati dal 36,9% dei permessi di soggiorno attribuiti a donne nel 1990 al 49,5% del 2020. Oggi, conteggiando anche i cittadini dell’Unione Europea che non hanno bisogno del permesso di soggiorno, ovvero contando tutti i cittadini e le cittadine non italiane, le donne sono la maggioranza, il 51,9%. Negli ultimi anni questa percentuale è rimasta abbastanza costante con l’aumento dei matrimoni che coinvolgono persone straniere.
Sempre meno matrimoni…
In Italia, i matrimoni nel 2019 (non prendiamo in considerazione il 2020, quando le nozze sono crollate causa pandemia) sono stati complessivamente 184.088 e sono in continuo calo: nel 2009 erano stati 230.613 – quindi il 20% in meno. Il matrimonio viene contratto in età sempre più avanzata, mentre crescono le convivenze more uxorio che, secondo i dati Istat, ammontano a 1.370.000.
Per il secondo anno consecutivo i matrimoni civili superano quelli religiosi: nel 2019 i primi sono stati quasi il 53% del totale.
Vi è dunque una perdita di centralità del matrimonio come rito e anche una progressiva secolarizzazione del rito stesso, connesso sia alla maggior frequenza che in passato di seconde e terze nozze sia alla presenza di coniugi stranieri, che spesso non praticano la religione cattolica. Per quanto riguarda le unioni civili tra persone dello stesso sesso, introdotte da una norma del 2016, si tratta di un fenomeno estremamente contenuto in termini statistici: nel 2019 ha coinvolto circa 2.300 coppie.
… ma sempre più misti
Sui 184.000 matrimoni complessivi, 34.185 (18,6%) coinvolgevano almeno uno sposo o sposa di nazionalità non italiana, praticamente un matrimonio su 5. All’interno di questo gruppo, che include anche matrimoni di sposi non italiani ma di nazionalità diverse, i matrimoni con un coniuge straniero e uno italiano sono 24.167, il 13,1% del totale. Si parla di matrimonio italo-rumeno, italo-brasiliano, ecc.
L’aumento dei matrimoni misti è ininterrotto dal 2013, quando furono 19.626. Prima di allora, nel 2012, vi era stato un numero particolarmente alto di matrimoni di stranieri, conseguenti a una specifica modifica normativa: nell’agosto 2009 una legge aveva impedito i matrimoni per le persone senza documenti, riducendo i matrimoni con persone straniere; nel 2011, una sentenza della Corte costituzionale la disapplicò e le coppie ufficializzarono matrimoni che nel frattempo non erano stati celebrati.
Spose e sposi da “lontano”
La maggior parte dei matrimoni misti sono composti da marito italiano e moglie straniera (vedi tabella). Le principali nazionalità delle mogli sono: rumena, ucraina, brasiliana e russa. Più di 6.000 matrimoni, invece, hanno visto donne italiane sposare uomini stranieri: in questo caso le nazionalità dei mariti sono, in ordine di grandezza, marocchina, albanese, rumena e britannica.
Una particolarità relativa ai matrimoni di sposi entrambi stranieri è che non si tratta sempre di immigrati in senso stretto: su 10.000 unioni di questo tipo, solo 5.924 vedono almeno una delle due parti residente in Italia; negli altri casi si tratta di nozze celebrate in Italia “da turisti”, non per vivere nel nostro Paese.
Per i matrimoni fra stranieri con almeno un coniuge residente in Italia, il gruppo più numeroso è costituito dai rumeni che si sposano tra loro (1.462), seguiti dai nigeriani (799) e dagli ucraini (487).
In termini di distribuzione territoriale, come si evince dalla tabella, i matrimoni misti si celebrano soprattutto nel Nord e nel Centro; nel Sud sono meno diffusi, fatto che rispecchia il radicamento delle persone immigrate nelle diverse zone del Paese.