Per la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948 “il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo”. A distanza di più di settant'anni, però, sembra che questo concetto non sia ancora pienamente recepito.
Da mesi, sul confine tra Bielorussia e Polonia, ci sono persone che versano in condizioni traumatiche: uomini, donne e bambini da mesi vivono in condizioni disumane.
Esseri umani con sogni e speranze, ingannati con la promessa di un futuro migliore e usati dal presidente della Bielorussia, Lukashenko, come arma per costringere l’Unione Europea a revocare le sanzioni che aveva imposto al suo Paese nel giugno dello scorso anno. Una crisi economica e politica giocata con la vita di persone fragili, che ora si trovano bloccate al confine senza nemmeno potersi appellare al diritto di asilo garantito dall'articolo 18 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, temporaneamente revocato a causa della dichiarazione dello stato di emergenza dei paesi limitrofi. La situazione al confine non lascia vie di scampo: Polonia, Lettonia e Lituania hanno sospeso le garanzie previste in relazione alla possibilità di richiedere asilo nei paesi dell'Unione.
Ma gli angoli di mondo in cui la dignità umana viene calpestata sono molti, troppi. Il Paraguay è il paese con la percentuale più alta di violenza sulle donne: si stima che siano 12 al giorno le ragazze che denunciano un abuso, per lo più di età compresa tra i 12 e i 15 anni. Molte di più, purtroppo, non denunciano perché lo Stato in cui vivono non offre loro tutele: fino ad oggi lo stupro in Paraguay non è reato. Nel codice penale del Paese, all'articolo 137, si legge che l'uomo che tenta di abusare di una donna di età compresa tra i 14 e i 16 anni sarà punito con una multa.
Sul fronte Bielorussia, però, una buona notizia c'è: grazie all'aiuto delle due volontarie della Croce Rossa Italiana, la dottoressa Carolina Casini del Comitato di Roma e Chiara Nigro del Comitato della Croce Rossa di Napoli, un bambino di 8 anni e la sua famiglia hanno finalmente lasciato il confine con la Polonia e sono arrivati in Italia, pronti a ricevere quelle cure e quell'assistenza che a nessuno dovrebbero essere negate. La collaborazione ha reso possibile questo salvataggio, vedendo cooperare tutto il personale del ministero degli Affari Esteri con il Comitato della Croce Rossa di Bologna e con l'Istituto Ortopedico Rizzoli.
Un esempio di umanità che apre la porta della speranza per un futuro migliore, all'insegna dell’impegno personale che debella l’indifferenza.