Per la prima volta, nell’anno scolastico 2020/2021, la popolazione scolastica di Cittadinanza non italiana (Cni) presente nella scuola ha registrato una diminuzione: dopo qualche anno di fondamentale stabilità, in un solo anno è diminuita di più di 11.000 unità. Complessivamente ammonta a 865.388, pari a 10,3% degli alunni complessivi, perché contestualmente è diminuita anche la popolazione scolastica italiana, già in lievissima diminuzione da anni a causa dei cambiamenti demografici e delle scarse nascite.
Dettagli di rilievo
Considerando la situazione per ordine di scuola, si nota che il più forte calo si registra alla scuola dell’infanzia (quasi 13.000 alunni), caratterizzata dalla non obbligatorietà della frequenza. Vi è un calo anche alla primaria (8.000) e alla secondaria di I grado (3.500), mentre alla secondaria di II grado vi è un aumento di 13.000 unità.
La ragione addotta nel rapporto del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca (Miur) è la seguente: per la scuola dell’infanzia si rileva una diminuzione effettiva dei bambini e delle bambine che la frequentano rispetto al numero di residenti, sia di cittadinanza italiana che straniera, e i motivi sarebbero probabilmente connessi alla situazione pandemica.
Differenze di scolarità
Verificando quanti, tra giovani residenti di una specifica fascia d’età, vanno effettivamente a scuola, i tassi di scolarità tra cittadinanza italiani e straniera sono molto simili alla primaria e alla secondaria di I grado, dove raggiungono quasi il 100%, e anche fino ai 16 anni (dai 14 ai 16 sono intorno al 94%).
La fascia d’età in cui di nota una particolare differenza tra i tassi di scolarità è quella dei 17-18 anni, in cui frequenta la scuola l’83% di studenti di cittadinanza italiana ma solo il 77% di studenti di cittadinanza straniera: ciò «porta quasi un quarto degli studenti con cittadinanza non italiana a non completare il percorso di istruzione secondaria», e si tratta soprattutto di maschi.
Altro fatto rilevante in questo specifico anno scolastico è la diminuzione, in particolare, di alunni e alunne che frequentano per la prima volta una scuola italiana: complessivamente diminuiscono di quasi 7.000 unità (-30% rispetto all’anno precedente), soprattutto nella scuola secondaria. Anche questo ha inciso nel calo complessivo.
Distribuzione geografica e nazionalità
Si trasforma continuamente l’identikit della popolazione scolare con cittadinanza non italiana e dei relativi bisogni formativi. Se guardiamo al luogo di nascita, si nota che in 4 anni quella con cittadinanza non italiana nata in Italia è aumentata di 74.000 unità (+15%) e costituisce i due terzi degli alunni e delle alunne Cni presenti nel sistema scolastico.
In particolare, poi, si registra che nelle regioni con un’incidenza più elevata di popolazione scolare con cittadinanza non italiana, quella nata in Italia è la maggioranza e in diverse Regioni supera il 70%, con Piemonte al 71,6%, Veneto al 72,3%, Umbria al 71,6%. Anche in Toscana e Lombardia raggiunge il 69%. Nel Sud Italia supera di poco il 50% in Molise, Campania, Basilicata e Calabria.
Rispetto alle provenienze nazionali, quella rumena e quella albanese rappresentano quasi un terzo degli alunni e alunne con cittadinanza non italiana (117.000). La terza nazionalità è quella del Marocco, con 109.000 alunni, pari al 13%.
Inserimento problematico?
Alcuni nodi storicamente critici per l’inserimento di giovani con cittadinanza non italiana nelle scuole sono la concentrazione scolastica, la scelta della scuola secondaria, il ritardo e abbandono scolastico.
Rispetto alla concentrazione scolastica, in questo specifico anno scolastico si è rilevata una diminuzione della presenza Cni nelle scuole con una percentuale che era superiore al 40% e, in parallelo, un aumento di quelle dove non era presente nessuno.
Precisamente, nel 19% delle scuole non sono presenti studenti Cni, nel 58% sono presenti dall’1 al 15% e nel 17% delle scuole parliamo di una percentuale che va dal 15 al 30%. Infine, vi è un 7% di scuole che vede più del 30% di alunni e alunne Cni, e tra queste «dal 2018/2019 al 2020/2021 le scuole “over 50%” sono passate da 805 a 859, di cui oltre la metà (503 unità) sono scuole dell’infanzia. Seguono 275 scuole dell’istruzione primaria e 44 secondarie di II grado».
Evoluzione in atto
Nella scelta della scuola secondaria di II grado è importante il voto di uscita dal primo ciclo di istruzione: al crescere della votazione, aumenta la scelta di istituti tecnici e licei. La votazione finale vede delle differenze importanti tra popolazione scolare italiana e non (Cni): il 61% di questa ha conseguito la licenza con una votazione di 6 o 7, mentre il 65% di quella italiana finisce con una votazione uguale o superiore a 8. Ne deriva che, in media, la metà di studenti con cittadinanza italiana frequenta un liceo, e solo un terzo di studenti Cni. Da notare, però, che quelli e quelle nati in Italia hanno percorsi più simili ai coetanei italiani e si orientano maggiormente verso i licei e gli istituti tecnici, rispetto a chi nasce all’estero, che si orienta a istituti tecnici e professionali.
In relazione ai ritardi scolastici, che computa coloro che frequentano una classe non corrispondente alla loro età anagrafica, ha un forte peso la secondaria di II grado: dal 65% al primo anno arrivano al 42% alla fine del quinquennio – un netto miglioramento rispetto a 8 anni prima, quando alla fine del quinquennio il 76% arrivava in ritardo.
Il rischio di abbandono scolastico è pari, nel 2020, al 35%, della popolazione Cni a fronte di una media italiana del 13%. Sicuramente c’è ancora molto da fare.