Da oggi, 25 novembre, servono fatti concreti.
Servono pari opportunità nel mondo del lavoro, pari diritti alle donne in ambito familiare e pubblico, è fondamentale!
Un cambiamento è realmente concreto se supportato da una metamorfosi culturale. Perché sono stati fatti passi avanti, ma non bastano. Perché la società non va veloce, perché la resistenza anche culturale di ambiti patriarcali è forte e i numeri della violenza sulle donne sono davvero tragici. Bisognerebbe soffermarsi a leggerli, pronunciati distintamente sono così giganteschi da quasi non farsene una ragione. Eccoli.
Poco meno di 7 milioni di donne in Italia hanno subìto violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita. Una su tre nella fascia d’età tra i 16 e i 70 anni. Secondo i dati Istat, per quasi 3 milioni di loro (il 13,6%) l’abuso è perpetrato dal partner attuale (855mila) o dall’ex compagno (2 milioni 44 mila).
Numeri che vanno di pari passo con quelli delle condanne per maltrattamenti in famiglia, in aumento dalle oltre 2.400 del 2010 alle circa 3.160 del 2017. Nel 2018 le donne che hanno perso la vita per una violenza di genere sono state 142, in crescita rispetto all’anno precedente, 94 quelle registrate nei primi dieci mesi del 2019.
Per sensibilizzare sono cresciuti di anno in anno gli eventi, gli incontri, le mobilitazioni. In questi giorni sono moltissimi i convegni, le mostre, i seminari sulla violenza, le promesse, gli impegni assunti nelle aule parlamentari. Eppure sul fronte dei finanziamenti il quadro appare tutt’altro che roseo: non ci sono fondi pubblici e, qualora si trovino, sono erogati con discontinuità con modalità diverse da regione a regione. I fondi stanziati a favore dei centri antiviolenza nel 2017 erano nettamente insufficienti: 12 milioni di euro, pari a 76 centesimi a vittima, come ha denunciato D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza. Nel 2019, gli stessi fondi, sono ancora in attesa di essere ripartiti tra le regioni.
È tempo di riabilitare gli investimenti e coordinarli con un programma di investimento su scala nazionale in tutti i beni comuni globali. Le scuole sono beni comuni, come la formazione degli insegnanti: dei professori, e delle maestre. Le associazioni religiose lo sono. E lo sono le case di accoglienza per le donne vittime di violenza. In Italia è stato avviato il progetto “Mamma e Bambino”, un programma che offre accoglienza e supporto concreto alle donne vittime di violenza e ai loro figli, evitando la separazione del nucleo familiare. In parallelo, lavora quotidianamente al fianco delle madri accolte per aiutarle a riconquistare la loro autonomia e le accompagna nel percorso di ricerca di un lavoro e di un alloggio.
Perché non basta più parlarne. Da oggi bisogna agire.