«…senza contare le donne e i bambini». Lo ricorda il Vangelo di Matteo (Mt 14,21 e 15,38) obbedendo a prescrizioni consuete nell’antichità. Donne e bambini non erano soggetto giuridico in senso stretto e quindi non entravano nel computo e nelle statistiche. Ricordarlo non stona nel nostro momento storico che, mentre si rallegra del conseguimento di certi diritti, continua a lasciar correre sul valore proprio delle differenze e soprattutto della differenza sessuale. Forse quel modo di dire, «senza contare le donne e i bambini», porta ancora oggi due discriminanti forti. Non solo non si contano le donne, ma non si fa una distinzione tra bambini maschi e bambine femmine. O forse, la distinzione fatta è proprio per lasciare nell’oblio donne e bambine, pensando che siano ancora insignificanti e debbano – per forza – riconoscersi comunque nel maschile: dal linguaggio ai gesti, ai ruoli.
Cosa significa questo nella nostra realtà attuale? Come ritrovarlo nei nostri sistemi di leggi e, soprattutto, nelle condizioni di vita reale di tante donne e bambine e nella questione del femminile, pervaso da stereotipi che persistono nelle società e nelle religioni, compresa la Chiesa cattolica?
Oblio doloroso, a ogni latitudine
Se in molti Paesi del nostro pianeta sono pochissimi i bambini maschi che riescono ad andare a scuola, ancora meno sono le bambine. I motivi non sono solo di carattere economico: persiste quel «senza contare donne e bambine». La disparità di genere induce a dare sempre priorità ai figli o, in generale, ai maschi: ai loro bisogni, idee e interessi. Le bambine sono tenute a rinunciare all’istruzione per aiutare la famiglia e prendersi cura dei fratelli più piccoli; anche a mangiare meno rispetto ai maschi di casa; a essere potenziali vittime di infanticidi e aborti selettivi, matrimoni precoci e pericoli quotidiani, spesso in agguato anche per strada.
Questo quadro può apparire distante da noi che viviamo nei Paesi “sviluppati”, ma in realtà si insinua ovunque. L’eco dell’oblio del femminile ci raggiunge anche come prostituzione e tratta di donne e bambine, oltre che nel dramma dei femminicidi.
Se il nostro contare è rivolto soprattutto a particolari regioni del pianeta, esistono dati mondiali allarmanti: un sistema socio-economico come quello attuale, dalle evidenti contraddizioni e discriminazioni, dominato dalla finanza mondiale, dalla costruzione e dalla vendita di armi sempre più sofisticate (da quelle tecnologiche a quelle batteriologiche), dall’usare la guerra e la violenza come strumento di risoluzione di conflitti. Un sistema che aumenta le diseguaglianze e la povertà, terreno fertile della violenza su donne e bambine. Nuove schiavitù alimentano i mercati dell’illegalità e delle mafie e, in tutto ciò, strumento ambito è il corpo delle donne e delle bambine.