Domenica, 18 Ottobre 2020 13:08

Essere modello

“Se può vederlo può esserlo” è il nome della campana avviata dal Geena Davis Institute on Gender in Media per sensibilizzare sul fatto che, al di là dell’aspirazione delle ragazze, quello che manca sono gli esempi concreti.

Nelle scorse settimane, molti giornali italiani hanno riportato la notizia che delle donne hanno vinto il Nobel. Se ad alcune e alcuni di noi potrebbe sembrare eccessiva una copertura mediatica così ampia, per altri la notizia è più che valida.

Perché sì, se una donna vince il Nobel fa notizia perché si parla di Nobel, ma anche perché è un fatto raro, una novità. Una delle tante di questo secolo, che per la prima volta vede le donne prendere posizione in importanti ruoli decisionali e istituzioni.

In Italia questo processo sembra un po’ più complesso, soprattutto nelle posizioni di governo, dove le donne sono sempre in seconda o terza fila: dodici Presidenti della Repubblica e ventinove del Consiglio, mai una donna.
Anche le due sindache di Roma e Torino hanno quindi fatto notizia, d’altronde, erano le prime. Non fanno più notizia, invece, le donne prefetto: la prima è stata Anna Maria D’Ascenzo a Grosseto nel 2003, oggi sono 40, e gli uomini 65.

E quando una donna ai vertici non fa più notizia, diventa un modello.

Ed è di modelli hanno bisogno le ragazze, le giovani donne, per aspirare alla leadership e per non lasciarsi scoraggiare dai costi personali che qualsiasi scalata – istituzionale o professionale – comporta e di cui le ragazze sono consapevoli. Secondo la ricerca “Taking the lead”, condotta nel 2019 Geena Davis Institute on Gender in Media su un campione di 10mila ragazze e giovani donne tra i 16 e i 25 anni di 19 diversi Paesi di ogni continente, «il 60% delle ragazze è convinta di dover lavorare il doppio di un uomo per essere altrettanto rispettata; il 94% ritiene che da leader sarà trattata peggio di un collega; il 93% pensa che arrivare ai vertici comporti l’effetto collaterale di essere più esposta a molestie e accanimento critico».

La visione non è rosea, d’altronde è questo il modello con cui si trovano a convivere: innumerevoli soffitti di cristallo da rompere, meritocrazia annunciata come una grande notizia e l’odio in rete, diretto soprattutto contro le donne. “Se può vederlo può esserlo” è il nome della campana avviata sempre dallo stesso istituto per sensibilizzare sul fatto che, al di là dell’aspirazione delle ragazze, quello che manca sono gli esempi concreti.

Lo studio mostra infatti che «nel mondo reale solo il 24% dei seggi parlamentari sono occupati da donne e soltanto il 18% dei ministri sono donne. Nel 2018 appena 17 donne erano premier e capi di Stato su un totale di 149 Paesi. Nei ruoli senior del management di un’azienda su quattro non c’è nessuna donna». Altrettanto deludenti i numeri nel mondo dell’informazione, dei media, del cinema e della tv. E se tra i nomi di registi, sceneggiatori e attori, i nomi femminili sono pochi, basta anche una sola protagonista donna in un ruolo cruciale per ispirare moltissime ragazze ad intraprendere una carriera più aspirazionale. È proprio questo il senso di “Se può vederlo può esserlo”.

C’è un enorme bisogno di modelli. Soprattutto adesso, soprattutto oggi che la pandemia mondiale e le difficoltà legate al Covid-19, rischiano di riportare le donne indietro di decenni.

Si parlerà di questo a Firenze, dal 23 al 25 ottobre, nella terza edizione del festival “L’Eredità delle Donne”. Tre giorni, serate comprese, in compagnia di scienziate, economiste, imprenditrici, politiche, scrittrici e artiste per confrontarsi su come affrontare (e ridisegnare) il mondo post Covid-19. Un mondo dove le donne sono meno rarità e più modelli. Per essere, sempre di più, modelli per le ragazze di oggi e le donne di domani.

Last modified on Domenica, 18 Ottobre 2020 13:28

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