Il momento storico che stiamo vivendo è crudele. Con le cicatrici della pandemia ancora aperte, molti Paesi si stanno addentrando in una situazione ancor più drammatica: la guerra. Come ogni anno, domani 8 marzo ricorre la giornata della donna e un pensiero speciale lo dedichiamo a quelle donne che con il loro impegno persistono nell'affermare la loro dignità e quella dei loro popoli.
Come Sviatlana Tsikhanouskaya, leader dell'opposizione in Bielorussia e attivista per i diritti umani, che da un paio di anni vive in esilio in Lituania in seguito a quelle elezioni presidenziali che, ancora una volta, hanno visto Alexander Lukashenko essere dichiarato vincitore.
Sviatlana Tsikhanouskaya si schiera dalla parte del popolo ucraino e afferma che la Bielorussia non ha intenzione di combattere il proprio vicino di casa: il coinvolgimento del suo Paese nella guerra di Putin è un debito di Lukashenko per il supporto ottenuto proprio in quelle elezioni del 2020. La leader dell'opposizione non si arrende e continua a richiamare l’attenzione della comunità internazionale: il 24 febbraio in un post su Twitter dichiara di assumersi la responsabilità di rappresentare la Repubblica di Bielorussia e il suo popolo, di difendere l’indipendenza e gli interessi nazionali del paese.
Altro Paese, altra guerra. Siamo in Afghanistan: Parveen Tokhi, preside della scuola Bibi Khala a Zabul, ha rivendicato il diritto all'educazione delle ragazze che frequentano la sua scuola. In un'intervista, la donna ha raccontato di come i Talebani le abbiano chiesto di usare la sua scuola come rifugio militare e di come il suo coraggio le abbia permesso di non cedere: i Talebani avrebbero potuto usarla di notte, ma al mattino seguente l'avrebbero sgomberata in vista delle lezioni, che si sarebbero tenute regolarmente. «Non chiuderò la scuola – ha detto a un ufficiale – nemmeno se qualcuno volesse uccidermi, perché le ragazze frequentano le lezioni con la hijab e le insegnanti sono tutte donne». Parveen Tokhi ha dedicato la sua vita all'istruzione delle ragazze in Afghanistan e ora, a Zabul e in alcune altre città, i nuovi ufficiali talebani hanno permesso alle ragazze di continuare ad andare a scuola, anche se con alcuni compromessi.
Più a sud, nel continente africano, la trentaseienne avvocata Farida Charity lotta per la pace del suo Paese, l'Uganda. Il suo impegno è iniziato molto presto: era il 2002 quando partecipò alle negoziazioni di pace che portarono all'accordo tra il governo e i ribelli. Oggi, Farida Charity fa parte del Consiglio del distretto dello Yumbe e continua ad usare la sua posizione per garantire la pace tra i rifugiati e l'assistenza sanitaria a donne e ragazze.
È alle donne come loro che in questo 8 marzo vogliamo dedicare un augurio speciale, un augurio che non è solo loro ma che è anche di tutte noi.
Perché il loro coraggio ci permette di riscrivere una parte della tragica storia che stiamo vivendo.