Nate negli Stati Uniti d’America, in una famiglia benestante della Carolina del Sud, dopo una tormentata ricerca spirituale le sorelle Sarah (1792-1873) e Angelina (1805-1879) Grimké riconoscono la loro specifica missione nella militanza antischiavista e nella difesa dei diritti delle donne.
Le accomuna una profonda insoddisfazione per gli agi in cui erano cresciute, tanto da rinunciare non solo alle attività mondane e alle letture di svago, ma rifiutandosi di indossare indumenti che non fossero sobri ed essenziali.
In ricerca evangelica
Adottano l’austero abito della comunità quacchera, anche se, per quanto vicine a esponenti di spicco di quella confessione religiosa, solo per breve tempo la loro indole inquieta trova pace in una particolare affiliazione – che fosse episcopaliana, presbiteriana o quacchera. Slegate da una precisa appartenenza religiosa, obbedienti solo a Dio e alle Scritture, credevano nella necessità di riunire le diverse denominazioni nella sequela dell’unico Maestro.
Le diversità di carattere sono ben sintetizzate nel ritratto della biografa coeva, Catherine H. Birney. Mentre Sarah, umile e insicura, cercava in ogni azione quotidiana di capire dove la spingesse la luce divina, Angelina era «magnificamente soddisfatta» della propria capacità di discernimento, che riteneva donatale dallo Spirito Santo.
Donne politiche
Inizialmente protettiva nei confronti della sorella più giovane, Sarah seguirà Angelina, invitata dalla Anti-Slavery Society a New York, dove le due fondano il ramo femminile della società antischiavista e portano avanti la loro campagna di sensibilizzazione tra le donne, ma non solo. Angelina è stata la prima donna in America a parlare di fronte a un’assemblea maschile, con l’eloquenza che ne costituisce il tratto distintivo.
Assieme alla sorella Sarah, Angelina diventa una caparbia e appassionata sostenitrice della causa dell’emancipazione immediata di tutti i neri tenuti in schiavitù negli Stati del Sud e una strenua oppositrice del programma coloniale, che prevedeva di liberare gli schiavi inviandoli in apposite colonie in Africa.
Contro la schiavitù
La sua polemica contro i sostenitori di una liberazione graduale si manifesta soprattutto nella risposta al saggio di Catherine E. Beecher su schiavitù e abolizionismo. Le lettere a Catherine hanno lo spessore di un manifesto programmatico: nessun uomo ha il diritto di possesso sul suo simile, quale che sia il colore della sua pelle; la liberazione dev’essere immediata (Mosè non ha temporeggiato nel liberare gli Israeliti); la Scrittura autorizza a disubbidire a leggi inique; i nordisti hanno pieno diritto di denunciare le pratiche schiaviste dei sudisti; le donne non solo sono chiamate ad annunciare la giustizia pubblicamente, ma hanno il compito, «nobile e santo», di educare il maschio in questa direzione.
Ostacoli, derisione e ostracismo non avrebbero mai scalfito la loro missione, che Sarah esercitava soprattutto con la scrittura mentre Angelina parlava in frequentatissime assemblee pubbliche.
La loro influenza sulla storia americana è stata riconosciuta in anni relativamente recenti. I loro scritti, che avessero un ruolo privato o pubblico, sono quanto mai attuali.