Da quando sono stata in grado di capire, le suore con “i bottoni rossi” Pie Madri della Nigrizia hanno fatto parte della mia famiglia. Mia zia, suor Lina Soso, mi ha introdotto al mondo della missione. Quando tornava dall’Africa era un avvenimento, i suoi racconti accendevano la fantasia mia e quella delle mie sorelle e dei miei fratelli, perché riusciva a portarci dentro un mondo “altro”, affascinante e misterioso.
Parlava anche dei problemi: della guerra, della povertà, ma l’Africa non perdeva il suo fascino. Anche le lettere erano diverse da quelle abituali: di carta leggerissima e in una busta colorata: nella cassetta della posta si notavano subito.
Poi sono cresciuta, e l’Africa non è più stata un racconto: alla “zia suora” si aggiunge mia sorella Dorina. Con lei ho fatto un ulteriore passo, perché quel mondo chiedeva di coinvolgermi.
Il mio primo impatto con l’Africa avviene nell’estate del 1980: insieme a mio papà sono a Gulu, in Nord Uganda, a trovare mia sorella “medico volontario” al Lacor Hospital. Così entro in una terra di bellezze stupende e drammi indicibili: la guerra civile aveva da poco liberato l’Uganda dalla dittatura di Idi Amin Dada.
Ho visto un popolo coraggioso, resiliente, e anche l’immane lavoro delle Comboniane, rimaste sempre con la gente per istruire, curare, sostenere, annunciare il Vangelo e soffrire insieme. Il verbo “abbandonare” non era e non è contemplato nel loro vocabolario. Poi Dorina è diventata suor Dorina e mi ha chiesto di aiutarla a sostenere le persone con Aids e l’infanzia rimasta orfana. Con altri e altre abbiamo costituito l’associazione Good Samaritan Odv, che negli anni ha cercato di dare risposta a tanti bisogni: questa esperienza mi ha davvero cambiato la vita.
Potrei sottolineare le fatiche e le difficoltà, ma le une e le altre sono ingredienti senza i quali non si costruisce nulla. Il bilancio vero è la ricchezza delle relazioni che ho vissuto e che mi hanno permesso di costruire un ponte tra l’Uganda e l’Italia, perché è solo nella cultura della solidarietà che la nostra umanità trova piena realizzazione.
Più il tempo passa, più mi rendo conto che l’impegno assunto è un dono di Dio.
Giuliana Tadiello - Castronno (VA)
Una valigia di pelle marrone, morbida, capiente e sicuramente pesante, fa capolino sul tavolo in legno della veranda dei miei nonni. Io sono “piccola piccola” e a fatica mi arrampico sul tavolo per vedere cosa succede mentre i miei famigliari si radunano. La zia Lina sgancia la cinghia della valigia e comincia a estrarre papaie, ananas e manghi. Un profumo intenso invade la veranda e ci catapulta in un mondo esotico e lontano.
È questo il mio primo contatto con l’Africa: una valigia che, senza saperlo, anni dopo, avrei riempito anch’io di marmellata al frutto della passione, avocado e stoffe africane. La valigia, una bella metafora del viaggiare e del cammino della vita, l’ho sempre riempita di tanti problemi, preoccupazioni, ansie, difficoltà che ho svuotato a Gulu, in Nord Uganda.
Il nonno paterno, videomaker, mi ha lasciato la passione per la cinematografia (in cui mi sono laureata) e le mie zie suore, Lina Soso e Dorina Tadiello, hanno piantato in me un piccolo seme dentro di me. Né il mio caro nonno né le mie zie suore hanno mai dovuto parlarne: tutto è nato in me naturalmente.
Nel 2013 unisco la passione del nonno e delle zie comboniane: arrivo in Africa a realizzare dei video per progetti dell’associazione Good Samaritan e la terra rossa africana subito mi ruba il cuore. Quando vedo Gulu ho la strana sensazione di sentirmi a casa. Dorina, che vive lì da anni, mi aiuta ad ambientarmi. Per la sua straordinaria forza d’animo, la professionalità, il carisma e la grande attenzione che riserva alle persone con cui collabora e di cui si prende cura, diventa per me un esempio. Apprezzo la pacatezza con cui si relaziona alle persone del luogo.
L’arte della relazione, importantissima per il popolo acioli, mi viene insegnata da mia zia Dorina, sempre pronta a consigliarmi e guidarmi nella gestione delle relazioni personali e professionali che instauro con i collaboratori locali. Anche oggi, sentirla parlare di Gulu mi emoziona e lei ha sempre un consiglio o un aneddoto per farmi capire meglio la cultura e le tradizioni del popolo acioli. E questa è una risorsa preziosa per il mio lavoro presso Good Samaritan, ma anche per la mia crescita personale.
Dal 2013 di valigie ne ho cambiate tante, ma sono sempre tornate con nuove speranze, valori, serenità, amore, amicizia, progetti, sorrisi... e tutto quello che di bello l’Africa sa darti.
Susanna Tadiello - Castronno (VA)