Dignità lacerata Una della immagini della campagna con la pratica
Lunedì, 06 Febbraio 2017 07:20

Dignità lacerata

Anche se le mutilazioni genitali femminili sono in calo in molti Paesi, la diminuzione viene comunque superata dalla crescita demografica

Nel 2015, circa 200 milioni di bambine e donne hanno subito pratiche di Mutilazione Genitale Femminile. Metà di queste vivono in Egitto, Etiopia e Indonesia.

Secondo una nuova stima calcolata da Unicef, la cifra va ben oltre i 130 milioni previsti nel 2014. Una parte di questo aumento è dovuto al fatto che i dati, per la prima volta, comprendono appunto l’Indonesia: dove pratica viene frequentemente attuata. Tuttavia, la causa principale è l’aumento della popolazione nei paesi in cui la Mutilazione Genitale Femminile è praticata. Anche se questa usanza è in calo in molti stati, la diminuzione viene comunque superata dalla crescita demografica.

Ciò significa che, se le tendenze attuali continuano, il numero di ragazze e donne sottoposte a escissione continuerà ad crescere. E nel 2030 i numeri saranno molto più elevati di quanto non lo siano oggi.

Nonostante l’Onu abbia istituito, per il 6 febbraio, una giornata internazionale contro la Mutilazione Genitale Femminile, e numerose organizzazioni mondiali si adoperino per la causa; nel mondo ci sono ancora troppe donne, troppi uomini, troppi Paesi che non sanno. Che non vedono queste usanze come piaghe della dignità umana. Società ferite, malate dall’interno, che violano diritti umani fondamentali quali in diritto alla vita, alla salute, alla sicurezza, all'integrità fisica, a essere liberi dalla tortura e da trattamenti crudeli, inumani o degradanti.

In seguito all’aumento dei fenomeni migratori, il problema è enormemente presente anche in Italia, e in tutta Europa. Secondo i più recenti dati ISTAT, circa 57mila donne e ragazze straniere tra i 15 e i 49 anni con mutilazioni genitali vivevano in Italia nel 2010. La comunità nigeriana era quella maggiormente colpita (circa 20mila donne), seguita da quella egiziana. Il 15% viene invece dal Corno d’Africa, in particolare dall’Etiopia, dall’Eritrea e dalla Somalia. Una stima aggiornata su ragazze e donne che hanno subito pratiche escissorie in Italia dovrebbe essere fornita da uno studio di prossima pubblicazione che l’Università Milano Bicocca sta realizzando insieme a una cordata di organizzazioni europee nell’ambito di un progetto Daphne.

In occasione di questa giornata internazionale, Aidos presenta una piattaforma web europea per la formazione dei professionisti – dal personale sanitario e quello legale, dalle organizzazioni di donne a chi si occupa di comunicazione – che entrano in contatto direttamente o indirettamente con donne che convivono con le mutilazioni genitali o ne sono a rischio. Il sito, “Insieme per porre fine alle mutilazioni genitali femminili”, disponibile in nove lingue, comprende sezioni informative sulla situazione nei Paesi dell’Unione Europea, corsi di formazione online gratuiti, dibattiti, seminari online e forum.

Perché solo chi conosce, può aiutare a bloccare questa piaga.

Last modified on Lunedì, 06 Febbraio 2017 07:33

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