L’unanimità: 146 voti a favore.
È così che la Tunisia ha varato, la scorsa settimana, la legge organica contro la violenza e i maltrattamenti sulle donne e per la parità di genere.
Il Paese, che ha dato i natali alla primavera araba, si è riconfermato lo Stato più avanzato in materia di diritti delle donne nel contesto arabo.
Sarà che nel prepararla sono state consultate tutte le parti interessate: dai ministeri della Donna e della giustizia all’Unione nazionale della donne tunisine (Unft), dall’Associazione tunisina delle donne democratiche (Atfd) all’Associazione parlamentare per la famiglia e altri numerosi esperti del settore.
Sarà che i 43 articoli divisi in 5 capitoli forniscono davvero misure efficaci per lottare contro ogni forma di violenza o sopruso basato sul genere.
E così, alla fine, il testo «risponde alle attese delle donne e della società civile che da due decenni si sono mobilitate per l’ottenimento di questo risultato”, conferma la deputata indipendente Bochra Bel Haj Hmida.
Anche se manca una norma che affronti il tema dell’ineguaglianza della donna nell’asse ereditario, questa riforma ha l’obiettivo di garantire alla donna il rispetto della dignità e di assicurare l’uguaglianza tra i sessi, garantita dalla Costituzione, attraverso un approccio globale basato sulla prevenzione, la punizione dei colpevoli e la protezione delle vittime.
Uno dei punti fondamentali è l’art. 17, che punisce con una multa da cinquecento a mille dinari chi, per strada o in spazi pubblici, si rende colpevole di molestie nei confronti delle donne. Inoltre, la legge punta ad eliminare ogni forma di disuguaglianza tra i sessi anche sul lavoro. Tra le novità rilevanti, l’abrogazione dell’articolo 227 bis del codice penale che prevedeva una sorta di “perdono” per gli stupratori di una minorenne in caso di matrimonio con la vittima. Il nuovo dettato legislativo prevede per loro pene molto severe senza più alcuna possibilità di sottrarsi alla legge.
Un traguardo, quello raggiunto dalla giurisdizione tunisina, che ha richiesto sforzi costanti, impegno consapevole e coraggio. Una proposta che ha affrontato un iter parlamentare accidentato e ostacolato da rinvii che avevano fatto temere un fallimento. E invece, ha fatto la storia.