Diffusa in occasione del 103esimo Congresso nazionale della Società Italiana di Fisica la foto ritrae 28 fisiche italiane e un solo uomo. Un’immagine simbolo che richiama, alla rovescia quella di novant’anni fa.
Era l’ottobre del 1927 e a Bruxelles si svolgeva la quinta Conferenza internazionale di Solvay, nella quale parteciparono 29 scienziati da tutto il mondo, diciassette dei quali erano già premi Nobel. Nella foto dell’epoca, in bianco e nero, spicca in prima fila l’unica donna presente: Marie Curie.
Una provocazione, naturalmente. Perché le proporzioni reali non sono certo quelle ritratte nella foto attuale.
Lo squilibrio di genere nelle carriere scientifiche è ancora molto pronunciato, soprattutto in alcune aree disciplinari come fisica appunto (una donna su quattro) e ingegneria industriale (una su cinque). Per non parlare dei livelli di carriera: le donne sono circa la metà dei ricercatori, un terzo dei docenti associati, un quinto degli ordinari.
Questi e altri dati sono contenuti nel rapporto Donne & Scienza presentato a margine del congresso della Sif, che si è svolto a Trento dall’11 al 15 settembre.
Un incontro importante. Perché se risultano ancora numerosi gli ostacoli che ragazze e donne trovano nell’accesso ai percorsi formativi e alle carriere scientifiche, bisogna cercare di individuare le ragioni che orientano la scelta dei percorsi di studio in relazione al genere e di proporre strategie mirate, già in giovanissima età, ad aumentare la presenza femminile soprattutto nelle posizioni e negli ambiti di difficile accesso.
«Occorre mettere in luce la presenza e il valore delle donne, il loro vantaggio competitivo, contrastare il mancato riconoscimento del problema scardinando i pregiudizi radicati nel contesto culturale in cui viviamo. Per farlo cominciamo dalle nuove generazioni perché l’identità si forma presto e occorre agire presto perché non sia ostaggio del pregiudizio, anche inconsapevoli», afferma Sara Ferrari, assessora provinciale all’Università e ricerca, politiche giovanili e pari opportunità.
L’ateneo di Trento ha già dato vita a progetti volti a ridurre lo squilibrio tra i generi. Percorsi di socializzazione ed educazione al genere con scuole e famiglie, progetti di formazione (come Trentino Young Science Challenge) in cui modelli ruolo non tradizionali aiutano a superare i pregiudizi.