Donne e scienza oltre gli stereotipi Le donne della Società italiana di fisica Giovanni Cavulli
Lunedì, 18 Settembre 2017 06:34

Donne e scienza oltre gli stereotipi

In occasione del Congresso della società italiana di fisica (Sif) a Trento, una foto che invita a riflettere sugli stereotipi di genere che ancora attanagliano il mondo scientifico e, più in generale, la nostra società

Diffusa in occasione del 103esimo Congresso nazionale della Società Italiana di Fisica la foto ritrae 28 fisiche italiane e un solo uomo. Un’immagine simbolo che richiama, alla rovescia quella di novant’anni fa.

Era l’ottobre del 1927 e a Bruxelles si svolgeva la quinta Conferenza internazionale di Solvay, nella quale parteciparono 29 scienziati da tutto il mondo, diciassette dei quali erano già premi Nobel. Nella foto dell’epoca, in bianco e nero, spicca in prima fila l’unica donna presente: Marie Curie.

Una provocazione, naturalmente. Perché le proporzioni reali non sono certo quelle ritratte nella foto attuale.

Lo squilibrio di genere nelle carriere scientifiche è ancora molto pronunciato, soprattutto in alcune aree disciplinari come fisica appunto (una donna su quattro) e ingegneria industriale (una su cinque). Per non parlare dei livelli di carriera: le donne sono circa la metà dei ricercatori, un terzo dei docenti associati, un quinto degli ordinari.

Questi e altri dati sono contenuti nel rapporto Donne & Scienza presentato a margine del congresso della Sif, che si è svolto a Trento dall’11 al 15 settembre.

Un incontro importante. Perché se risultano ancora numerosi gli ostacoli che ragazze e donne trovano nell’accesso ai percorsi formativi e alle carriere scientifiche, bisogna cercare di individuare le ragioni che orientano la scelta dei percorsi di studio in relazione al genere e di proporre strategie mirate, già in giovanissima età, ad aumentare la presenza femminile soprattutto nelle posizioni e negli ambiti di difficile accesso.

«Occorre mettere in luce la presenza e il valore delle donne, il loro vantaggio competitivo, contrastare il mancato riconoscimento del problema scardinando i pregiudizi radicati nel contesto culturale in cui viviamo. Per farlo cominciamo dalle nuove generazioni perché l’identità si forma presto e occorre agire presto perché non sia ostaggio del pregiudizio, anche inconsapevoli», afferma Sara Ferrari, assessora provinciale all’Università e ricerca, politiche giovanili e pari opportunità.

L’ateneo di Trento ha già dato vita a progetti volti a ridurre lo squilibrio tra i generi. Percorsi di socializzazione ed educazione al genere con scuole e famiglie, progetti di formazione (come Trentino Young Science Challenge) in cui modelli ruolo non tradizionali aiutano a superare i pregiudizi.

Last modified on Lunedì, 18 Settembre 2017 06:46

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