Le iniziative studentesche note come #FridaysForFuture (venerdì per il futuro) si sono spinte ben oltre gli iniziali confini svedesi: nei cinque continenti, settimanalmente, migliaia di giovani disertano le aule scolastiche e organizzano sit-in e lezioni pubbliche sulle conseguenze dei cambiamenti climatici e sulle responsabilità che il genere umano dovrebbe assumersi.
Questa mobilitazione globale ha visto protagonisti anche numerosi e numerose giovani di fede cattolica che già da tempo, in tutto il mondo, lavorano per promuovere la giustizia sociale e climatica nelle rispettive comunità. Fanno rete tra loro e cercano di inserire questi temi nelle agende politiche locali e nazionali.
Fra loro ci sono anche volontari e volontarie delle organizzazioni aggregate alla Cidse (Alleanza Internazionale di Organizzazioni Cattoliche per lo Sviluppo) che negli ultimi anni hanno avuto modo di affrontare e approfondire la questione ambientale.
Conversione integrale
Le voci risuonate il 15 marzo sono anche frutto del lavoro svolto negli anni passati da numerose organizzazioni d’ispirazione cristiana che hanno incoraggiato la mobilitazione giovanile sulla scia della campagna “Change for the Planet - Care for the People” (Cambiamo per il pianeta – Prendiamoci cura delle persone), promossa da Cidse nel 2015, anno della pubblicazione dell’enciclica Laudato si’ e della firma dell’Accordo di Parigi nella Conferenza Onu sui cambiamenti climatici (Cop21). La campagna scaturisce dalle parole di papa Francesco scritte prima dei negoziati di Parigi: «Ogni aspirazione a curare e migliorare il mondo richiede di cambiare profondamente gli stili di vita, i modelli di produzione e di consumo, le strutture consolidate di potere che oggi reggono le società». Partendo dalla convinzione che «un cambiamento negli stili di vita potrebbe arrivare a esercitare una sana pressione su coloro che detengono il potere politico, economico e sociale», è iniziata una riflessione che ha coinvolto tanti e tante giovani, preparando con loro un percorso di sensibilizzazione più ampia.
«All’inizio abbiamo dato attenzione all’impatto determinato dalle nostre scelte di vita, sia come individui che come piccole comunità, invitando le persone a fare lo stesso – precisa Chiara Martinelli, promotrice della campagna – e poco alla volta abbiamo cercato di aggregare un gruppo di giovani provenienti dalle organizzazioni cattoliche del network Cidse che avessero a cuore la conversione climatica».
I risultati dal 2015 sono evidenti e incoraggianti, e sono stati fondamentali nel fare maturare una coscienza che anni fa non era molto diffusa.
Con la società civile
Il percorso Cidse con la gioventù è iniziato poco prima di Cop21: l’idea di mobilitare un centinaio di persone della rete e di partecipare alle iniziative congiunte che la società civile organizzava al lato dei negoziati suscitò interesse nelle organizzazioni-membro. Cidse, con lo status ufficiale di “osservatore”, partecipa da diversi anni ai negoziati delle Nazioni Unite, ma nel 2015 ha preso parte anche alle attività che si svolgono parallelamente alla conferenza Onu e sono promosse, al di fuori dei negoziati, dal mondo sociale e dal non profit.
La presenza di numerose organizzazioni di popoli indigeni, contadini, donne e di altre categorie più esposte alle conseguenze del cambiamento climatico ha rafforzato la convinzione di dover agire e mobilitarsi insieme a tutela della “casa comune”.
Oltre Cop21
Al termine dell’esperienza parigina, quanto raccontato dai giovani che vi avevano partecipato attivamente avviò nelle rispettive organizzazioni (Cafod, Trocaire, Caritas…) una riflessione interna.
Grazie agli strumenti e agli input forniti dalla campagna Cidse, tanti e tante giovani sensibili hanno dato vita a una rete internazionale di volontariato.
I campi estivi internazionali hanno ripreso i concetti chiave dell’enciclica Laudato si’ e, congiuntamente a momenti di condivisione online, hanno contribuito alla formazione di giovani volontari e volontarie in grado di proporre le tematiche nelle rispettive comunità e contesti locali.
Per comunicare al meglio le esperienze a coetanei e coetanee, è utilizzato il blog “Insieme per il cambiamento” (Together for Change), che oggi raccoglie numerose testimonianze e mostra il percorso intrapreso dai singoli e dai gruppi.
Grande eterogeneità
Le persone impegnate a difesa della “casa comune” sono giovani con storie e provenienze diverse, che hanno deciso di mettersi in gioco in questo progetto perché credono che lo stile di vita deve cambiare a beneficio del pianeta e delle persone.
Sono studenti, lavoratori e lavoratrici, insegnanti e genitori... L’eterogeneità del gruppo è la sua ricchezza e il dialogo intergenerazionale ne costituisce un motore decisivo.
Come facilitatore del gruppo avverto quanto sia importante avere uno spazio online sicuro, dove sia possibile interagire e condividere ciò che come giovani stanno facendo; scambiarsi consigli e opinioni e anche progettare azioni. Nell’ottica delle scelte riguardanti uno stile di vita più sostenibile e rispettoso dell’ambiente e delle persone, si parte sempre dalle piccole cose, dalla sfera individuale, dalla famiglia o dal gruppo di amici, per poi raggiungere altri. Condividere, incoraggiarsi reciprocamente e poter diventare anche un esempio per altri e altre motiva questi giovani a impegnarsi attivamente.
Linguaggi ed eventi appropriati
È stato fondamentale utilizzare un linguaggio comprensibile e facilmente condivisibile fra giovani attraverso i mezzi di comunicazioni oggi prevalenti.
Abbiamo promosso una competizione fotografica e abbiamo realizzato due documentari dal titolo Stories of Change (su cibo e alimentazione) e Energy to Change (sull’energia).
Abbiamo anche lanciato diverse “sfide” per sensibilizzare le persone ad uno stile di vita sostenibile. Attraverso i canali social abbiamo invitato a ridurre l’impatto ambientale nelle nostre azioni quotidiane: utilizzare i mezzi pubblici, evitare la plastica, usare meno energia, comprare locale.***
Tutto il materiale prodotto è a disposizione dei giovani che desiderino utilizzarlo e riadattarlo a loro piacimento. Un esempio concreto è costituito dall’esposizione fotografica Inspire Change (ispira il cambiamento): grazie a gruppi locali di volontari sta attraversando l’Europa con eventi imperniati su di essa.