Una sfida generativa
Voglio cominciare dal perché ho scelto di partecipare a questa esperienza. Credo, infatti, che le risposte vere ai nostri perché ci smuovano nel profondo e ci mettano di fronte a quello che noi realmente siamo. Io ho partecipato perché volevo vivere un’esperienza forte che non ero riuscita, per vari motivi, a vivere gli anni passati.
Nello scegliere il cosa, il quando e il dove mi sono sentita attratta dalle parole “stile” e “vita” che insieme rappresentano un impegno a lungo termine, ovvero un impegno per tutta la vita. E non è facile, soprattutto nella società “liquida” di oggi, prendere un impegno forte, viverlo con coerenza e arrivare a portarlo a termine; tanto più se chiede di relazionarci in modo nuovo con il Creato, con le Creature e con il Creatore.
Che sfida! Ma le sfide fanno crescere e così, tra le diverse proposte, ho scelto di mettermi in gioco in questa.
La meraviglia della sintonia
Sono partita da casa con molti punti di domanda ma anche fiduciosa, perché in certo qual modo conoscevo già la Famiglia Comboniana: conoscenti e persone amiche me ne avevano parlato.
Fin dall’inizio si è instaurato un bellissimo rapporto con quelle che sarebbero state mie compagne di viaggio. Già all’arrivo mi ha stupito il fatto che, nonostante ci conoscessimo da poche ore, la prima attività di gruppo è stata pervasa da un clima di collaborazione, ascolto e sintonia.
I temi su cui abbiamo riflettuto durante i dieci giorni del campo sono relativi alle problematiche che la Terra sta vivendo: lo scandaloso spreco di risorse e la povertà che esso causa alla maggior parte della popolazione mondiale. C’è un prezzo molto alto che i poveri del mondo pagano a causa dello sfruttamento esercitato dalle persone più ricche: il sistema economico rapina le risorse, sia finanziarie che umane, e ferisce la Terra e i suoi delicati equilibri.
Davanti al dramma del grave sfruttamento lavorativo e del riscaldamento climatico, nelle società opulente prevale l’indifferenza. E l’Italia è tra queste.
Quale ecologia?
Il campo ha alternato gli approfondimenti tematici con momenti di preghiera e di attività pratiche. Abbiamo anche incontrato persone che hanno detto a voce alta il loro no! alle ingiustizie e ci hanno messo la faccia, il cuore e le mani, come Francesco Gesualdi; a partire dalla loro fede in una società giusta, equa e sostenibile hanno cercato e trovato soluzioni per trasformare l’indifferenza in attenzione a coloro che soffrono emarginazione e povertà.
Abbiamo meditato e pregato con le parole di papa Francesco, in particolare attingendo a Evangelii gaudium, Laudato si’ e Fratelli tutti: abbiamo scoperto che è possibile realizzare l’ecologia integrale, quella che ci salva dallo spreco del consumismo quotidiano. È un’ecologia che promuove la sostenibilità anche attraverso il riuso e il riciclo di tante cose, ma anzitutto mette al primo posto le relazioni, quelle umane e quelle con ogni vivente. Allora anche il servizio che dona dignità alle persone impoverite, vivere quello che don Lorenzo Milani indicava con «I care!», è ecologia.
Sguardo ampio
Papa Francesco invita a contrastare l’economia dell’esclusione e dell’iniquità perché siamo tutti e tutte in reciproca connessione, fratelli e sorelle, figli e figlie dello stesso Creatore che ci affida il Creato. Il canto del Sinodo sull’Amazzonia ripete «Tudo está interligado como se fôssemos um», tutto è connesso, intimamente connesso in una splendida reciprocità di cura.