Non avere paura
Suor Jolanta Kafka, missionaria claretiana e presidente della Uisg, afferma: «Il tema che abbiamo scelto per la nostra plenaria è un invito a non aver paura, ad accogliere e ad abitare la vulnerabilità, all’interno dell’esperienza sia della Chiesa sia del mondo, affinché il cammino che percorriamo come donne consacrate, a fianco delle sorelle e dei fratelli, diventi sempre più un cammino sinodale. Dobbiamo intendere l’abbraccio come l’ascolto di ciò che sentono le nostre congregazioni e le tante persone colpite da questa pandemia per rinascere totalmente sorelle e fratelli, e la vulnerabilità come il bisogno che abbiamo gli uni degli altri, consapevoli che il paradosso della fragilità è che, quando la accogliamo, ci rafforziamo».
Dalle partecipanti emergono elementi comuni:
• la fragilità e la vulnerabilità, dovute alla pandemia e alla riduzione di numero delle religiose, invitano a essere essenziali e sempre più vicine alle altre persone;
• la sinodalità è un modo di essere che già appartiene alla vita religiosa femminile nello stile di governo e di discernimento.
«Penso che il cammino sinodale sia stato appreso nella vita consacrata sin dalle sue origini», dice suor Juana Ángeles Zárate. Ma non si finisce mai di impararlo.
Ascoltare chi non è d’accordo con me
Suor Patricia Murray, dell’Istituto della Beata Vergine Maria e segretaria esecutiva della Uisg, precisa: «Il tema della plenaria significa che, quando abbraccio la vulnerabilità, quando ascolto profondamente, quando cammino in mezzo agli altri e alle altre, sono chiamata a cambiare. In qualche modo alla nostra assemblea siamo tutte invitate al cambiamento. Quale sarà? Non lo so. Non è un cambiamento pianificato. E questo è il significato profondo del cammino sinodale: prepararci a essere sorprese dallo Spirito Santo. Se cammino con un’altra persona, è perché voglio veramente incontrarla e ascoltarla. Mi sento, in questo senso, invitata ad ascoltare la voce di coloro che non la pensano come me. È facile ascoltare coloro che sono d’accordo con me, è molto più difficile ascoltare coloro che hanno prospettive e visioni diverse, o modi differenti di vedere il mondo».