Vasi di coccio…
Devo ammettere fin d’ora che la posizione di chi si sbilancia per più Europa è quella che mi sembra più idonea, data la situazione globale che vede il fronte europeo sempre più affievolito rispetto alla prepotenza americana, spinta dal trumpismo economico, al ritorno agguerrito della Russia di Putin e all’accresciuto polo cinese.
Mi limito a questi tre attori fondamentali della scena internazionale che, a partire da posizioni politiche ed economiche completamente diverse, si contendono la leadership mondiale, la quale si materializza nella competizione economica, che sfocia anche in vere e proprie guerre. Ma, al di là di questi tre competitori di grandi dimensioni, si ergono davanti all’Europa tanti piccoli attori quali la Turchia, il Giappone e alcuni altri Stati dell’Oriente, che in campo internazionale esprimono un protagonismo significativo.
La stessa Africa, un tempo considerata “continente passivo”, si sta fortunatamente organizzando nell’ambito dell’Unione Africana, per pesare di più sulla scena internazionale e far valere le proprie risorse umane, del suolo e del sottosuolo, come elementi di trattativa per contare sulla scena internazionale.
Questi contesti mondiali, in forte movimento, hanno tutti l’effetto di restringere gli spazi operativi dell’Europa sul piano internazionale, facendo cadere il suo tradizionale ruolo da leader.
Quale futuro?
Tornando sul dibattito sul futuro dell’Europa, è opportuno ricordare quali siano gli assi per il suo rafforzamento, recentemente ricordati dal commissario Jean-Claude Junker nel suo discorso sullo stato dell’Unione. Con lui concordano anche il presidente francese Macron e diversi leader europei.
Tra i poteri di cui si vorrebbe demandare l’esercizio forte a livello europeo spunta la questione della sicurezza, con particolare riferimento alla cosiddetta difesa comune. È noto che l’Europa, fino a oggi, si ripara sotto la Nato, nata dal patto Atlantico del 1949, dove subisce in un qualche modo il dominio americano. In un programma di difesa da sé generata, con la collaborazione di tutti gli Stati europei, l’Europa vorrebbe assumersi l’onere della propria difesa, considerata come cardine della propria sovranità. Su questo versante, nonostante la Francia abbia l’arma atomica, nessun Paese europeo è in grado di fronteggiare gli agguerriti concorrenti.
Oltre la sicurezza
Da questo scaturisce la necessità di rafforzare la politica europea di difesa, in modo che l’Europa si presenti sul piano internazionale come un solo soggetto e non come un aggregato di Stati che parlano con molteplici voci, spesso discordanti.
La stessa necessità di un approccio comune europeo si presenta sul fronte dell’economia. Siamo reduci da un attacco violento del presidente americano Trump sull’importazione dell’acciaio europeo negli Usa. L’iniziativa assunta da quest’ultimo, tassando ulteriormente i prodotti europei, è l’espressione della guerra economica in corso, che coinvolge molteplici settori e attori dell’economia mondiale.