Nel 2018, il 72% della popolazione italiana viveva in una casa di proprietà, praticamente più di 7 persone su 10; di queste, il 13% risultano proprietarie ma stanno pagando il mutuo. Per il resto, il 19% viveva in una casa in affitto a prezzi di mercato e il 9% in un alloggio con affitto calmierato o gratuitamente.
Per la popolazione straniera la situazione è ben diversa: il 63,5% abita in una casa in affitto, il 21,5% in casa di proprietà, il 7,7% sul luogo di lavoro e il 7,3% è ospite di altre persone.
Nel 2016, secondo dati dell’Agenzia delle Entrate, 231.457 cittadini extra-Ue erano proprietari di almeno un immobile e costituivano lo 0,9% dei proprietari di immobili in Italia. I contratti di affitto intestati a cittadini extra-Ue erano 755.321, cioè coinvolgevano il 55% dei contribuenti extra-Ue e il 12% dei locatari in Italia.
Affitti condizionati
Per diverse ragioni, gli immigrati hanno un accesso alla casa più precario e per certi versi svantaggiato.
Soprattutto nelle prime fasi della migrazione preferiscono l’affitto a causa della temporaneità della permanenza, reale o immaginata. Nelle fasi successive, sulla prevalenza dell’affitto incidono anche gli aspetti economici: rispetto agli italiani, più raramente presentano i requisiti per ottenere un mutuo.
Da notare che anche l’accesso alle case in affitto non è semplice: entra in gioco la discriminazione da parte dei proprietari, che in taluni casi non accettano inquilini stranieri; in altri, la locazione è concessa a prezzi più a-ti, o addirittura con affitti irregolari o subaffitti. Anche la dimensione della casa non sempre risulta sufficiente: spesso sono disponibili immobili troppo piccoli rispetto alla grandezza effettiva della famiglia.
Precarietà molteplice
Secondo l’Indagine sul reddito e le condizioni di vita (Silc) dell’Ue, gli stranieri vivono in case meno adeguate rispetto agli autoctoni. Per quanto riguarda l’Italia, nel 2018 risultavano per il 51,8% in condizioni di sovraffollamento a fronte del 22,7% degli italiani.
Gli immigrati, inoltre, sono più esposti al rischio di perdere la casa perché il costo che sostengono per l’affitto o il mutuo è molto alto rispetto al loro reddito. In questi casi, basta una temporanea emergenza economica (diminuzione del reddito, spese impreviste...) a determinare l’impossibilità di pagare. Nello specifico, il 23,5% degli stranieri sostengono un costo troppo alto per la casa a fronte del 6,6% degli italiani.
E le case popolari?
L’offerta di case popolari è estremamente limitata, per la popolazione italiana come per quella straniera. Le politiche pubbliche per la casa sono un tema poco affrontato in Italia. Negli ultimi decenni gli investimenti sono stati insufficienti. Molte aziende che gestiscono le case popolari hanno preferito svendere il patrimonio immo-biliare di cui erano in possesso e spesso non hanno effettuano la necessaria manutenzione. Il risultato è che ci sono moltissime case sfitte – di proprietà sia pubblica che privata – e molte famiglie in emergenza abitativa che faticano a trovare casa. C’è chi insinua che la popolazione straniera sia assegnataria privilegiata di case popolari, ma la realtà è ben altra.
Una ricerca Federcasa del 2017 ha calcolato la presenza di 142.000 stranieri extra-Ue su due milioni di inquilini totali, pari al 7%.