Non è bastato neppure Mario Draghi per far diventare quello dei migranti un vero tema europeo.
Al vertice europeo, appena concluso a Bruxelles, il futuro dei migranti - e dei paesi di primo accesso - resta affidato alla volontà dei governi, alle auspicabili solidarietà tra Paesi riceventi, senza alcun tipo di oneri o di regole comuni.
Il “dossier sui migranti” su cui tanto ha puntato il nostro governo ha avuto, nell’ordine del giorno dell'incontro, una trattazione rapidissima e la sostanza, al momento, non è cambiata. La richiesta di ridiscutere una riforma del protocollo di Dublino - che prevede che il migrante resta dove arriva - non è stato preso in considerazione.
In compenso però è stata confermata la strada dell’esternalizzazione della questione migratoria, che sarà così affidata ai Paesi di confine da cui i migranti partono, compresi Libia, Tunisia e Marocco. In altre parole una riproposizione dell’accordo stipulato nel 2016 con Ankara che così verrebbe allargato ai Paesi di partenza della rotta del Mediterraneo per un impegno che vale oltre dieci miliardi di euro.
Sembra una vittoria tutta italiana, lo è davvero?
Il vertice si conclude con l’invito alla Commissione a presentare in autunno piani d’azione per i paesi prioritari di origine e transito, indicando obiettivi chiari, ulteriori misure di sostegno e tempistiche concrete». Ma ancora non ci si occupa di ricollocamenti, rimpatri o gestione degli sbarchi. Più che vincere, si tratta di aggirare il problema sperando che i migranti decidano di non spostarsi.
Sembra così evidente che soluzioni come accordi con i paesi d’origine, rafforzamento della vigilanza ai confini, lotta a tratta e contrabbando siano solo palliativi: non ci sono fondi che possano arginare i flussi migratori senza una stabilizzazione dei Paesi di partenza: spesso frammentati internamente, come la Libia, con le sue anime in perenne conflitto tra loro.
Draghi guadagna quindi un confine politico, ma la lotta per i diritti degli uomini, delle donne e dei bambini che ogni giorno sono costretti a migrare, cosa guadagna davvero?