Non tutti coloro che arrivano in Italia sono sprovvisti di documenti e certificazioni, senza considerare che le cause degli spostamenti migratori possono essere molteplici. Ma dentro al calderone di "migrante irregolare", che nel contesto burocratico equivale a individuo da respingere a tutti i costi, rischiano di essere inserite le vittime di tratta. C’è differenza. Si va a ledere alcuni dei diritti fondamentali di ogni essere umano. Per le vittime della tratta, e contro l’ultima disposizione della Direzione centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle frontiere, la giornata internazionale di preghiera in programma l’8 febbraio, diventa un grido di protesta. Tra le numerose iniziativa che si svolgeranno in tutta Italia a Ferrara ci sarà una veglia con l’arcivescovo Luigi Negri nella chiesa di Sant’Agostino, e una fiaccolata nel quartiere di via Bologna. Una fiaccolata anche a Piacenza, seguita, alle 18, dalla celebrazione con il vescovo Gianni Ambrosio, presso la Basilica di San Francesco. Un’altra fiaccolata illuminerà le vie di Verona con arrivo a San Zeno, dove seguirà una veglia di preghiera con la partecipazione dell’arcivescovo di Venezia. Il 12 febbraio invece, a Torino, nella chiesa di San Rocco, si terrà un concerto Gospel con racconti e testimonianze: un’iniziativa organizzata da Sermig, Ufficio pastorale migranti e dalle associazioni Comunità Papa Giovanni XXIII e Amici di Lazzaro.
L’elenco è solo simbolico, e per sviluppare la riflessione vi proponiamo l’appello del Coordinamento Antitratta Favour e Loveth di Palermo e altri gruppi che insieme accolgono i migranti e combattono le tratte.
«Mentre gli occhi del mondo e le piazze virtuali guardano, discutono e si sollevano su quanto sta accadendo negli Stati Uniti, in Italia – prima di tutto questo – è iniziata una caccia ai migranti "irregolari".
In questi giorni, con un telegramma, a firma del Direttore della Direzione Centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere e inviato il 26 gennaio alle Questure di tutta Italia, si apre la caccia all’uomo per individuare 95 uomini e donne definiti “sedicenti cittadini nigeriani rintracciati in posizione irregolare sul territorio nazionale” da espellere e rimpatriare. E per raggiungere il numero in fretta si invitano le Questure “ad effettuare mirati servizi finalizzati al rintraccio di cittadini nigeriani in posizione illegale sul territorio nazionale”.
Sulla base del citato telegramma, intitolato “attività di contrasto dell’immigrazione clandestina”, dal 26 gennaio al 18 febbraio, nei Centri di identificazione e espulsione (Cie) di Roma, Torino, Brindisi e Caltanissetta saranno riservati 95 posti, 50 per donne e 45 per uomini, con precedenza assoluta fino al raggiungimento del numero, “anche mediante eventuali dimissioni anticipate”, di altri irregolari che sono già trattenuti in quei centri.
Le persone così identificate (meglio rastrellate!?) saranno, sulla base degli accordi con il governo nigeriano, messe su un volo charter con destinazione Lagos con un biglietto di sola andata!
Dove sono i diritti, le tutele, le leggi? Tutto questo è in assoluta contrapposizione con il diritto nazionale e internazionale: l’azione di espulsione collettiva e per di più su base della nazionalità è vietata dalla legge e l’Italia per questo è stata già condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e altre condanne sono state inflitte per trattenimenti illegittimi nei Cie e per l’assenza di tutela legale.
È questo un atto inaccettabile e discriminatorio, che lede i diritti umani e non tiene in alcuna considerazione il principio secondo il quale la presenza irregolare di chiunque va valutata caso per caso e, in particolare, nel caso delle donne nigeriane ci si dimentica che moltissime e giovanissime donne nigeriane possono essere o sono vittime di tratta!
Come società civile attiva contro la tratta e per l’accoglienza non discriminatoria, non possiamo non denunciare l’illegittimità di queste misure, non sono queste le misure che vogliamo si prendano per contrastare il traffico di esseri umani e la tratta».