L’immigrazione è un fenomeno complesso. Soluzioni affrettate possono tradire i principi cardine della civilta' giuridica dell’Unione Europea, violando la base democratica sulla quale si fonda la pacifica convivenza di cittadini e cittadine.
Il telegramma del Direttore della Direzione Centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere, inviato il 26 gennaio alle Questure d’Italia, per individuare 95 uomini e donne, purché di nazionalità nigeriana, “da espellere e rimpatriare” lo dimostra. L’espulsione collettiva, per di più in base alla nazionalità, è vietata dalla legge*, e l’Italia è stata già condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per trattenimenti illegittimi nei CIE e per l’assenza di tutela legale: in data 06/10/2016 è stata pubblicata la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nel caso Richmond Yaw e altri. La presenza, eventualmente irregolare, di chiunque va valutata caso per caso. Per donne nigeriane in particolare, visto che molte (ne arrivano sempre più di giovanissime) possono essere vittime di Tratta, e per questo maggiormente bisognose di tutela.
L’accordo con la Libia, firmato a Roma il 2 febbraio dal Presidente del Consiglio Gentiloni con il leader libico Fayez al-Sarraj per bloccare le partenze dei migranti attraverso il canale di Sicilia, mette sullo stesso piano «la lotta al traffico di esseri umani e il contrasto al contrabbando». L'accordo prevede sostegno economico e addestramento a un governo che controlla solo una parte del territorio, allo scopo di "chiudere la rotta libica", così come è avvenuto con la rotta balcanica stipulando l'accordo con la Turchia.
Ma così come la Turchia, dove i migranti vengono ammassati in precari campi profughi e sfruttati nelle fabbriche, la Libia non è un paese sicuro. È piuttosto un luogo di aberranti violazioni dei diritti umani, dove torture e violenze nei campi di raccolta sono ben documentate. Affidare la gestione delle migrazioni a chi non rispetta la dignità delle persone equivale a mettere a repentaglio la vita di migliaia di esseri umani e disconoscere i valori su cui settant’anni fa è nata l’Unione Europea, che oggi approva l’accordo purché non comporti costi aggiuntivi.
«Chi vede gli occhi dei bambini che incontriamo nei campi profughi - ha detto Papa Francesco ai rappresentanti dei Movimenti popolari lo scorso novembre - è in grado di riconoscere immediatamente, nella sua interezza, la ‘bancarotta dell’umanità’!». Non possiamo calpestare i diritti delle persone: è la nostra stessa umanità ad essere calpestata. Invece la creazione dei corridoi legali e sicuri permette di evitare la mercificazione delle persone e contrastare le reti criminali.
* Art. 4 del Quarto Protocollo allegato alla CEDU e art. 19 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea – (caso Hirsi 2012 e caso Sharifi 2014)
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