Dopo oltre 3 anni i richiedenti asilo tornano a protestare.
Nel dicembre 2013 scesero in lotta in migliaia, dopo che all'interno del Cara di Mineo, si era ucciso il ventunenne eritreo Mulue Ghirmay per protestare contro i lunghi tempi d’attesa per l'audizione in commissione, per i troppi ed ingiustificati dinieghi, per il sovraffollamento nelle case, per la corresponsione del pocket money in sigarette anziché in denaro.
Da allora la situazione all'interno del Cara si è incancrenita, ma le reali condizioni in cui sono costretti a vivere migliaia di richiedenti asilo non hanno più trovato spazio nei mezzi di informazione.
Nei giorni scorsi in Prefettura si è riunito il Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza che, a fronte dei problemi legati alla criminalità organizzata che controlla interi quartieri a Catania e nel Calatino, ha deciso due nuove regole per il Cara: il divieto di cucinare negli alloggi e quello di vendere merci all’interno della struttura.
Non si comprende quale sia la motivazione legata alla sicurezza visto che le famiglie dei militari di Sigonella cucinavano, come se in altri continenti non fossero in grado d’usare il gas in casa o il barbecue all’esterno.
La denuncia della vendita di merci all’interno del Cara è stata lanciata da Salvini, che vuole la chiusura del Cara per motivi diametralmente opposti a quelli delle associazioni antirazziste. Secondo la Lega, infatti, i richiedenti asilo si “arricchirebbero” con il commercio illegale [...].
Noi pensiamo che le condizioni d’indigenza a cui sono costretti i/le richiedenti asilo (parcheggiati per anni dentro il Cara contro la loro volontà) li spingano a guadagnare qualche euro vendendo la loro forza-lavoro ai caporali (10/15 euro per 9/10 ore di lavoro). Tantissime donne sono indotte alla prostituzione.
Infine, le condizioni di vita all'interno del Cara di Mineo, si inseriscono nel quadro delle gravissime conclusioni del recente rapporto del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, in cui si denunciano le pessime condizioni di vita e la mancanza del rispetto dei diritti fondamentali delle persone trattenute in diversi centri governativi italiani.
E' possibile leggere l'appello completo, sulla pagina di Melting Pot Europa.