Secondo i dati 2016 dell’Unhcr, l’Alto commissariato Onu per i rifugiati, sono oltre 65 milioni le persone nel mondo che sono state costrette alla fuga.
Da decenni le migrazioni forzate sono un fenomeno in crescita, che può e deve essere gestito e governato, senza concedere deroga alcuna sulla tutela e la promozione dei diritti fondamentali, che costituiscono i principi di base dell’ordinamento giuridico dell’Unione Europea.
Purtroppo in questi ultimi venti anni le politiche dell’Ue e di molti Stati membri in materia di immigrazione sono state fallimentari, soprattutto perché caratterizzate da un filo conduttore comune, improntato alla logica dell’emergenza, e condizionato da uno stesso approccio: dare priorità alla sicurezza.
Così il fenomeno migratorio non è stato mai realmente gestito. È stato piuttosto contrastato da una moltitudine di politiche miopi ed egoiste, che hanno contribuito ad ostacolare o rallentare qualsiasi decisione a livello europeo.
Un rilancio per l’Europa. Anche l’incontro informale dei ministri dell’Interno dell’Unione, lo scorso 6 luglio a Tallinn, non ha prospettato strategie per gestire il fenomeno migratorio. Servono soluzioni e servono subito. L’immigrazione può travolgere un’Europa divisa, ma, se ben gestita nella sua dimensione globale, attraverso una combinazione di politiche di breve, medio e lungo periodo, essa può contribuire a un rilancio dell’Europa e dei suoi valori, può rafforzare il percorso di integrazione europea, può anzi favorire il suo sviluppo economico e culturale e rilanciare il ruolo dell’Europa all’interno della scena globale internazionale.
Un approccio che il Parlamento europeo ha fatto proprio in una risoluzione adottata il 12 aprile 2016, di cui sono stata co-relatrice, nella quale si delinea quella che dovrebbe essere la via da seguire per l’attuazione di una politica europea di asilo fondata su principi di solidarietà e condivisione delle responsabilità.