L’Europa ha accettato.
Ha accettato la proposta di stanziare più fondi per istallare in Libia un centro di coordinamento marittimo, ha appoggiato le mozioni di implementazione del fondo di garanzia Ue-Africa, di un coordinamento per il rilascio di visti per i Paesi che si impegnano a contrastare l’immigrazione clandestina e l’incremento delle quote di ricollocamento in altri Paesi dei richiedenti asilo sbarcati in Italia.
Impegni importanti, che però erano già stati accolti dalla comunità europea nel maggio del 2015, come ad esempio quello del ricollocamento di 40mila richiedenti asilo in due anni da Italia e Grecia. Impegni che, ad oggi, sono stati completamente disattesi.
A Tallinn, la scorsa settimana, l’Europa ha anche dato il via libera per stilare un codice di comportamento delle ong che operano salvataggi in mare. In questa partita dove i soccorritori sono attori fondamentali, limitarne la libertà di movimento potrebbe non essere una mossa favorevole.
Ma il bicchiere è solo mezzo pieno. L’Ue ha fatto ancora un passo indietro, riaffermando la sconcertante e inequivocabile chiusura sull’ipotesi che altri Paesi accolgano migranti nei loro porti. Prima Francia e Spagna, poi Germania, Olanda, e Belgio. Così tutti gli “alleati” si sono defilati all’insegna del no alla regionalizzazione delle operazioni di salvataggio.
Una chiusura senza dialogo, che sembra non voler vedere quanto i porti e i centri italiani siano sovraffollati. Che sembra non capire che accogliere può essere una risorsa se gli spostamenti sono gestiti bene.
E così, ancora una volta, l’attenzione è stata spostata sull’altra sponda del Mediterraneo aggirando, in concreto, il problema più pressante. Per Loris De Filippi, presidente di Medici Senza Frontiere "c'è un continuità degli ultimi summit sul fronte della deterrenza, mentre non ci sono aperture sul fronte della condivisione. Non c'è stata una creazione di un sistema di ricerca e soccorso europeo, non c'è stata l'apertura di canali umanitari sicuri, non c'è stata una discussione globale sul trattato di Dublino".
Se ne riparlerà domani, al vertice Frontex di Varsavia, ma un no di questo tipo non sembra destinato a cambiare nel giro di qualche giorno. Forse, neanche di fronte alla minaccia italiana di chiudere i porti alle navi ong straniere.