Siamo un organismo cresciuto dal basso, a partire da donne della base femminile delle comunità religiose, nato sotto lo stimolo del documento Contro la violenza sulle donne: un appello alle Chiese cristiane in Italia, firmato nel marzo 2015 da rappresentanti di dieci Chiese cristiane: un atto significativo promosso dalle Chiese evangeliche e originariamente dalle donne di quel mondo, cui riconosco un debito enorme.
Iniziativa di donne credenti
L’Osservatorio è frutto di uno spontaneo aggregarsi, non per emanazione dall’alto, istituzionale, ma per desiderio di alcune, che per il progetto nutrivano sia necessità che passione. Il cuore si incardina nel rompere il silenzio sulle responsabilità delle religioni in merito alle violenze sulle donne: tutte le religioni, nessuna esclusa.
Abbiamo parlato di violenze al plurale perché i torti verso le donne sono un continuum che si disloca dalla sfera invisibile e spirituale a quella visibile e materiale.
Da qui il sogno di un’alleanza interreligiosa di donne che “osservano” con lo sguardo di donne. Donne credenti, che in risonanza con quella luce interiore che la fede nel divino sprigiona, “sentono” in sé – mi piace usare il serbo “sentire”, che è imparentato con il corpo – la gioia dell’energia e dell’amore per il “vivente”. Donne ricche della fede dei/delle poveri/e si mettevano così in relazione. Per tessere in comunione un’ampia tela, hanno incrociato più fili policromi; lentamente e pazientemente è venuto al mondo il tessuto: il Protocollo d’intesa, che è il nostro manifesto.
Alleanza fra “religioni”
Tra di noi alcune sono responsabili (o lo sono state) – o componenti di Consigli direttivi – di associazioni di rilievo, ma lo spirito con cui ci siamo aggregate è, ripeto, un entusiasmo incondizionato “a partire da sé”. L’accordarsi tra noi, semplicemente in quanto donne credenti – nel rispetto massimo delle differenze –, ci pone in una posizione di grande libertà: non dobbiamo rendere conto a istituzioni religiose, anche se con esse cerchiamo il dialogo e la collaborazione. Siamo “attiviste” – per usare un termine del mondo anglosassone – e nello stesso tempo siamo donne preparate a livelli diversi sul piano delle competenze teologiche. Riaffermiamo così quel “superamento delle polarità” gerarchiche (per esempio tra “teoriche” e “militanti”, che si rifà alla polarità mente e corpo), già presente nella teologia femminista. Tutte pensiamo e sappiamo e agiamo. Naturalmente, abbiamo bisogno di persone che incarnino ruoli organizzativi, ma cerchiamo di burocratizzarci il meno possibile.
Primi passi
Il gruppo si è formalmente costituito il 14 marzo 2019 e quindi è ancora in una fase di balbettamenti. Se in quel giorno ci siamo presentate al mondo come Osservatorio, già prima avevamo iniziato a tessere questa tela con le Tavole rotonde interreligiose.** Tali appuntamenti hanno avuto un frutto: il libro Non solo reato, anche peccato. Religioni e violenza sulle donne (Effatà editrice, 2018), che ho curato e che raccoglie quelle esperienze.