Israele
Dopo la Seconda guerra mondiale, la Gran Bretagna rinuncia al suo mandato sulla Palestina, che gli ebrei dispersi nel mondo reclamano come terra propria. Il 15 maggio1948 nasce lo Stato di Israele, ma la suddivisione fra territori arabi e israeliani rimane irrisolta. Ne derivano tensioni e scontri che sfociano in una scia di guerre: la “questione palestinese” diventa una drammatica voragine per tutta la regione. Quasi mezzo milione di palestinesi lasciano il Paese; la maggioranza trova rifugio in Libano, Giordania ed Egitto.
Il 13 settembre 1993 viene firmato negli Usa uno storico accordo di pace fra il presidente israeliano Isaac Rabin e Yasser Arafat, capo dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina. Ma il 4 novembre del 1995 Rabin viene assassinato a Tel Aviv per mano di un fanatico ebreo, e il trattato si riduce a un pezzo di carta. Nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, territori occupati da Israele nel 1967, la popolazione palestinese vive in crescente povertà, mentre gli insediamenti israeliani proliferano; e fino a oggi il conflitto arabo-israeliano rimane una ferita aperta nel Medio Oriente.
Gerusalemme: fra sogno e realtà
«Dopo alcuni anni che eravamo in Giordania, abbiamo desiderato una casa in Gerusalemme che potesse servire come casa regionale. Infatti, fino a quel momento l’Ospedale Italiano era servito anche da nostra Residenza Regionale. Ma non era di nostra proprietà». Così annota suor Orsolina Trost, una delle prime a raggiungere la casa sul Monte Sion.
Era il gennaio del 1947 quando le prime comboniane arrivarono a Gerusalemme, in una casa acquistata dai francescani: sono Cosima Pietrobelli, Cleta Chilli, Pieranna Villa e Orsolina Trost. Cleta inizia un piccolo dispensario per i poveri e Pieranna lezioni di taglio e cucito per le ragazze dei villaggi vicini.
Suor Pieranna, nel 1995, così fa memoria di quei giorni: «Quando siamo arrivate, l’autista ci ha detto, “Suore, tutti stanno andando via. Perché voi volete restare?” Fin dai primi giorni c’erano delle sparatorie, ma niente di allarmante. Ma ogni giorno la situazione peggiorava. La Pasqua del 1948 è passata tranquillamente. Poi, un giorno è stato annunciato che ci sarebbe stata una settimana di cessate il fuoco, per dare l’opportunità di partire a quanti lo volessero. Abbiamo deciso di rimanere per salvaguardare la casa. Gli ultimi giorni furono terribili. Dopo quella settimana c’è stato un silenzio di tomba. Una mattina, all’inizio di maggio, nell’aprire la mia finestra mi sono sentita salutare: “Buongiorno, signora”. Gli ebrei avevano preso il Monte Sion. Sono entrati, e dovunque trovassero una porta chiusa, facevano fuoco. Temevano che ci potesse essere qualcuno nascosto. Quando si sono assicurati che non c’era nessuno, hanno smesso di sparare. Noi pensavamo che sarebbero partiti il giorno seguente. Ma, siccome hanno trovato che la casa era in una posizione strategica, l’hanno sequestrata, facendone una piccola fortezza».
La comunità viene chiusa il 15 maggio 1948, e il 16 giugno le quattro missionarie sono di nuovo ad Amman. Ma il desiderio di una presenza a Gerusalemme non svanisce: su un terreno acquistato a Betania inizierà la costruzione di una casa. Le comboniane vi entreranno a lavori non ancora ultimati, il 4 aprile 1966. La casa viene inaugurata l’11 settembre, ravvivata dal servizio di accoglienza ai pellegrini. Ma il 5 giugno dell’anno successivo scoppia di nuovo la guerra. La cronaca riporta: «Il fuoco partiva dal Monte degli Olivi e scuoteva il nostro rifugio sotto la chiesa, riempendoci di paura. A un certo momento potevamo sentire gli aerei lasciar cadere il loro carico di bombe, mentre il suono dei cannoni e dei colpi di fuoco continuavano ininterrotti. Sembrava che tutto potesse crollare in qualsiasi momento. Venerdì 9, un camion militare si è fermato davanti a casa nostra. Erano gli israeliani. Con molta gentilezza ci hanno chiesto delle nostre attività».
Oltre ad accogliere le suore per momenti di ricarica spirituale, la sede provinciale delle comboniane in Medio Oriente apre una scuola materna: i 60 bambini del 1969 arrivano a 100 nel 1971, in prevalenza di famiglie povere. E un corso di taglio e cucito aggrega ragazze palestinesi.
Nel 1984 viene accolto un gruppo di 40 fra sacerdoti, religiosi e laici: frequentano per tre mesi un corso biblico organizzato dall’Università Cattolica di Chicago. L’ospitalità risulta talmente apprezzata da avviare una fruttuosa e prolungata collaborazione.
Nel 1988 inizia il mese biblico organizzato da suor Emilia Grassi, ma nel 1988 scoppia anche la rivolta palestinese nota come Intifada: si protrae per anni e obbliga la residenza provinciale a trasferirsi nuovamente ad Amman, in Giordania. Ma a Betania, “casa dell’amicizia”, gli altri servizi continuano... imperterriti.