Lunedì, 30 Marzo 2020 16:12

In missione, dal Veneto a Nova Venécia

Le prime missionarie comboniane arrivano in una regione del Brasile popolata anche da figli e figlie di immigrati italiani. La loro missione inizia in modo molto tradizionale, ma ben presto recepisce i fermenti che attraversano la società e la Chiesa cattolica in quel Paese. Queste pagine tratteggiano l’evoluzione della loro presenza fino agli anni Ottanta

Agli inizi dell’invasione portoghese, gli indigeni Aimorés cercano rifugio sulle montagne vicino alla foce del fiume Cricaré. Soltanto nel 1870 i primi coloni “bianchi” raggiungono quella zona nel Nord dello Stato dello Espírito Santo, e nel 1880, spinti dalla siccità, altri ne arrivano. Nel 1890, immigrati italiani originari del Veneto si stabiliscono nella valle del fiume, allora ribattezzato São Mateus, e pieni di nostalgia per la loro terra chiamano quel luogo Nova Venécia.

Nel 1955, su una nave partita da Genova, approdano nella zona anche le prime missionarie comboniane: rispondono alla richiesta di papa Pio XII, preoccupato dall’aumento del protestantesimo in America Latina. In quegli anni la Chiesa cattolica in Brasile era un’istituzione solida e tradizionale, preoccupata di “salvare anime” amministrando sacramenti e celebrando messe. La separazione tra sacro e profano, tra fede e vita, era netta.

L’8 dicembre 1955, festa dell’Immacolata Concezione, Nova Venécia accoglie le suore pioniere: Giulitta Limonta, Flora Inverardi, Ulderica Marcolegio e Giuseppa Panza. Subito assumono attività parrocchiali e opere sociali per “impiantare la Chiesa”. Trovano un cattolicesimo tradizionale come quello che avevano lasciato, ma presto si rendono conto dei “germi locali” e delle espressioni di pietà popolare di una Chiesa che cammina e genera nuovi organismi: nel 1952 la Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb), nel 1954 la Conferenza dei religiosi del Brasile (Crb), e nel 1955 il Consiglio episcopale latinoamericano (Celam) e anche l’Azione cattolica.
Nel 1957, le Pie Madri della Nigrizia aprono la comunità di São Mateus; seguono quelle di João Neiva, Ibiraçu e Vitória. Così la loro presenza, a partire dal Brasile, mette radici anche in America Latina.

Tempo di trasformazione
Il Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-65) segna la svolta: movimenti teologici, biblici, liturgici, ecumenici e di laici lo anticipano, favorendo il dialogo della Chiesa cattolica con la modernità. Vari vescovi del Brasile aderiscono al Patto delle Catacombe, firmato il 16 novembre 1965 a Roma, e nel 1968 la Conferenza latinoamericana di Medellín (Colombia) assume l’opzione preferenziale per i poveri e orienta il cammino della Chiesa cattolica in Brasile.

Questi eventi plasmano anche la nostra presenza e l’apertura di nuove comunità nel Nord dello Espírito Santo. Se a livello ecclesiale sboccia una nuova primavera, politicamente il Brasile è travolto da un colpo di Stato. Eppure, nel pieno della repressione militare, la Teologia della Liberazione, radicata nella lettura della Bibbia dalla prospettiva degli oppressi, rafforza la profezia della Chiesa e la sua opzione preferenziale per i poveri. Negli anni Settanta le piccole Comunità ecclesiali di base (Ceb) cambiano il volto della Chiesa, che riscopre il cristianesimo delle origini e denuncia la tortura di prigionieri politici e militanti cristiani. I vescovi difendono il popolo e costituiscono la Commissione pastorale della terra, mentre si rafforza anche la pastorale operaia. E mentre la repressione militare e poliziesca imperversa in Brasile, e l’America Latina è percorsa da golpe militari, nel 1979 il Celam a Puebla (Messico) conferma l’opzione per i poveri.

Verso nuove frontiere
Come comboniane, lentamente ma con passo fermo, entriamo in questo processo che coniuga fede e vita: dagli anni Sessanta partecipiamo alla protesta popolare e al cammino della Chiesa. Negli anni Ottanta raccogliamo anche la sfida dell’Amazzonia, allora considerata un “vuoto ecclesiale”, e seguiamo la gente nel suo esodo dal Sud-est al Nord del Brasile, dove contribuiamo al nascere delle Comunità ecclesiali di base in Rondônia, nella diocesi di Ji-Paraná. Coordiniamo la pastorale diocesana sia a Ji-Paraná sia a São Mateus, preparando leader ovunque siamo; a São Paulo contribuiamo ad avviare il corso post-laurea in Missiologia nella facoltà di Teologia dell’arcidiocesi, mentre tra i popoli indigeni Suruí, in Rondônia, e Tupinikim e Guaraní nello Espírito Santo realizziamo una presenza pedagogica.
Ma, anzitutto, in quegli anni siamo state con il popolo nelle manifestazioni e nelle assemblee che hanno contrastato le violenze della dittatura.

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Il Centro di Comunicazione Combonifem è un stato costituito a Verona dalle Suore missionarie comboniane nel 2008.

Attraverso una rivista, un sito web e social media correlati promuove la dignità di ogni persona nel rispetto delle differenze di genere, di cultura e di religione, per far crescere società inclusive attente al bene comune.

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