Agli inizi dell’invasione portoghese, gli indigeni Aimorés cercano rifugio sulle montagne vicino alla foce del fiume Cricaré. Soltanto nel 1870 i primi coloni “bianchi” raggiungono quella zona nel Nord dello Stato dello Espírito Santo, e nel 1880, spinti dalla siccità, altri ne arrivano. Nel 1890, immigrati italiani originari del Veneto si stabiliscono nella valle del fiume, allora ribattezzato São Mateus, e pieni di nostalgia per la loro terra chiamano quel luogo Nova Venécia.
Nel 1955, su una nave partita da Genova, approdano nella zona anche le prime missionarie comboniane: rispondono alla richiesta di papa Pio XII, preoccupato dall’aumento del protestantesimo in America Latina. In quegli anni la Chiesa cattolica in Brasile era un’istituzione solida e tradizionale, preoccupata di “salvare anime” amministrando sacramenti e celebrando messe. La separazione tra sacro e profano, tra fede e vita, era netta.
L’8 dicembre 1955, festa dell’Immacolata Concezione, Nova Venécia accoglie le suore pioniere: Giulitta Limonta, Flora Inverardi, Ulderica Marcolegio e Giuseppa Panza. Subito assumono attività parrocchiali e opere sociali per “impiantare la Chiesa”. Trovano un cattolicesimo tradizionale come quello che avevano lasciato, ma presto si rendono conto dei “germi locali” e delle espressioni di pietà popolare di una Chiesa che cammina e genera nuovi organismi: nel 1952 la Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb), nel 1954 la Conferenza dei religiosi del Brasile (Crb), e nel 1955 il Consiglio episcopale latinoamericano (Celam) e anche l’Azione cattolica.
Nel 1957, le Pie Madri della Nigrizia aprono la comunità di São Mateus; seguono quelle di João Neiva, Ibiraçu e Vitória. Così la loro presenza, a partire dal Brasile, mette radici anche in America Latina.
Tempo di trasformazione
Il Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-65) segna la svolta: movimenti teologici, biblici, liturgici, ecumenici e di laici lo anticipano, favorendo il dialogo della Chiesa cattolica con la modernità. Vari vescovi del Brasile aderiscono al Patto delle Catacombe, firmato il 16 novembre 1965 a Roma, e nel 1968 la Conferenza latinoamericana di Medellín (Colombia) assume l’opzione preferenziale per i poveri e orienta il cammino della Chiesa cattolica in Brasile.
Questi eventi plasmano anche la nostra presenza e l’apertura di nuove comunità nel Nord dello Espírito Santo. Se a livello ecclesiale sboccia una nuova primavera, politicamente il Brasile è travolto da un colpo di Stato. Eppure, nel pieno della repressione militare, la Teologia della Liberazione, radicata nella lettura della Bibbia dalla prospettiva degli oppressi, rafforza la profezia della Chiesa e la sua opzione preferenziale per i poveri. Negli anni Settanta le piccole Comunità ecclesiali di base (Ceb) cambiano il volto della Chiesa, che riscopre il cristianesimo delle origini e denuncia la tortura di prigionieri politici e militanti cristiani. I vescovi difendono il popolo e costituiscono la Commissione pastorale della terra, mentre si rafforza anche la pastorale operaia. E mentre la repressione militare e poliziesca imperversa in Brasile, e l’America Latina è percorsa da golpe militari, nel 1979 il Celam a Puebla (Messico) conferma l’opzione per i poveri.
Verso nuove frontiere
Come comboniane, lentamente ma con passo fermo, entriamo in questo processo che coniuga fede e vita: dagli anni Sessanta partecipiamo alla protesta popolare e al cammino della Chiesa. Negli anni Ottanta raccogliamo anche la sfida dell’Amazzonia, allora considerata un “vuoto ecclesiale”, e seguiamo la gente nel suo esodo dal Sud-est al Nord del Brasile, dove contribuiamo al nascere delle Comunità ecclesiali di base in Rondônia, nella diocesi di Ji-Paraná. Coordiniamo la pastorale diocesana sia a Ji-Paraná sia a São Mateus, preparando leader ovunque siamo; a São Paulo contribuiamo ad avviare il corso post-laurea in Missiologia nella facoltà di Teologia dell’arcidiocesi, mentre tra i popoli indigeni Suruí, in Rondônia, e Tupinikim e Guaraní nello Espírito Santo realizziamo una presenza pedagogica.
Ma, anzitutto, in quegli anni siamo state con il popolo nelle manifestazioni e nelle assemblee che hanno contrastato le violenze della dittatura.