“Radice e ramo” è un’iniziativa dal basso: com’è cominciata?
Joanna Moorhead, giornalista del settimanale cattolico The Tablet, aveva pubblicato un articolo sulla necessità di «un Sinodo che cominci dalle donne», tema di cui peraltro si era già parlato a un incontro del gruppo Catholic Women’s Ordination (Ordinazione delle donne cattoliche – Cwo). Suor Myra Poole, cofondatrice del Cwo, condividendo sentitamente quanto scritto da Joanna, ha inviato una lettera di commento all’articolo. Cwo ha sollecitato volontari e ricevuto adesioni, tra cui quella di Pamela Perry, fondatrice del Parishioners’ Call** che dal 2018 invoca una riforma della Chiesa.
Tutto ciò avveniva nel gennaio del 2020 e pensavamo che il Sinodo potesse aver luogo a settembre, ma la pandemia era al suo picco. Pamela, che vive a Salisbury, ha trovato a Bristol un edificio della Chiesa anglicana ideale per un evento in presenza. Abbiamo così concordato di organizzarvi il Sinodo per il mese di settembre 2021, coniugando la partecipazione dal vivo a collegamenti da remoto. Il posticipo di un anno del Sinodo ha suggerito di organizzare nel frattempo, in modalità online, un “Cammino verso il Sinodo” e quattro Tavole rotonde su una varietà di temi nella settimana precedente l’evento.
Il Cammino è durato dal gennaio 2021 a metà luglio: ha visto una partecipazione crescente e anche il gruppo organizzativo si è ingrossato. Attualmente ne fanno parte cinque donne, Pamela, Katharine Salmon, Penelope Middelboee, Mary Ring ed io, e un uomo, Colm Holmes.
Come ha reagito la gerarchia?
Una parte del clero e della gerarchia ha reagito positivamente: Declan Lang, vescovo di Clifton (diocesi in cui ricade Bristol), ha accettato di aprire il Sinodo e ci ha sempre dato supporto, come pure il vescovo emerito Crispian Hollis, che è stato anche cappellano all’Università di Oxford. Il vescovo di Portsmouth aveva promesso di partecipare, poi non è venuto ma ci assicurato la sua preghiera, come altri vescovi. Un parroco di Bristol, don Richard McKay, ha messo a disposizione la parrocchia per l’ospitalità ed è anche intervenuto nel gruppo interreligioso. Ci hanno appoggiato anche altri membri del clero, tra cui don Derek Reeve, fondatore di A Call to Action, organizzazione che promuove il dialogo nella Chiesa.
A Chichester il parroco ha detto a una donna del gruppo organizzativo che il Sinodo è contrario alla dottrina della Chiesa, mentre invece un decano della diocesi di Arundel e Brighton ha risposto positivamente, divulgando notizie sul Sinodo dal bollettino parrocchiale e inoltrandole anche ad altre parrocchie del suo vicariato. Il vescovo Lang ha dato visibilità al Sinodo sul sito della diocesi e abbiamo cercato di far conoscere Root and Branch attraverso altre strutture diocesane, ma spesso abbiamo incontrato resistenza.
Volevamo poi verificare la risposta della gente alla nostra iniziativa: ai parroci della diocesi di Birmingham abbiamo chiesto di aiutarci, ma senza risultato. Sono loro che filtrano i messaggi.
Comunque, a livello nazionale qualche parroco, forse tra quelli che leggono The Tablet, ha menzionato Root and Branch. Ben più ampio il sostegno ricevuto dalle religiose. Un vescovo ci ha detto che con la consacrazione episcopale si è impegnato a non compromettere l’armonia della Chiesa e che sarebbe stato più facile trovare sostegno presso gli istituti religiosi.
Come siete riuscite a diffondere l’informazione?
Abbiamo fatto conoscere il Sinodo attraverso The Tablet, sia con articoli che con inserzioni a un prezzo di favore, e attraverso i social. Molto collaborative la rete del Cwo e la rete Women, Word, Spirit (“Donne, Parola, Spirito”, già “Rete delle donne cattoliche”). Anche le organizzazioni di relatori e relatrici intervenute nel “Cammino” e al Sinodo hanno contribuito a far conoscere l’iniziativa.
Ci sono persone che hanno saputo di Root and Branch attraverso eventi online che ne facevano menzione. Noi lo abbiamo fatto conoscere direttamente ad amiche e amici e anche coinvolgendo altre denominazioni e comunità di fede: con loro abbiamo alimentato legami e promosso cause condivise, per esempio l’uguaglianza di genere e la giustizia sociale.
Avete attivato un processo altamente inclusivo, che ha dato spazio anche a persone scomunicate dalla Chiesa cattolica. Come avete scelto i relatori e le relatrici?
Il gruppo organizzativo ha dato suggerimenti affinché fossero rappresentati i tanti volti del cattolicesimo. Diverse di noi sono rimaste per anni ai margini della Chiesa e conoscevano già molte persone che potevano garantire tale rappresentanza.
Nel processo di discernimento, qual è stato l’apporto di Gemma Simmonds, la religiosa che dirige l’Istituto della Vita Religiosa di Cambridge?
Gemma è stata una relatrice molto apprezzata del “Cammino”. È stata lei a dire che il magistero in realtà è il Popolo di Dio che esprime il sensus fidei. Gemma ha anche riletto la versione finale del documento conclusivo, il Testo di Bristol, prima della sua pubblicazione.
Com’è stato elaborato il Testo di Bristol?
È scaturito da un’idea di Jon Rosebank, che ha lavorato alla Bcc e oggi insegna storia. Lui e Penelope Middelboe, del nostro gruppo organizzativo, hanno ordinato le diverse proposte secondo quattro temi e le hanno condivise con quanti avevano partecipato a Root and Branch. Sono state sollecitate delle reazioni, le quali sono state anch’esse condivise. Queste, insieme agli enunciati originari, sono state sottoposte alle tavole rotonde online della settimana del Sinodo per essere modificate, eliminate oppure integrate.
Colm Holmes del movimento “Noi Siamo Chiesa – Internazionale” (We Are Church International) ha scelto 4 moderatori, mentre il gruppo organizzativo ha indicato un ventaglio di relatori e relatrici. Ognuno dei 4 gruppi si è incontrato un paio di volte per discutere i temi e suggerire le formulazioni del testo, a loro volta sottoposte al Sinodo e dibattute nelle tavole rotonde online dal 5 all’8 settembre 2021.
Un vescovo ci ha criticato perché abbiamo selezionato relatori favorevoli all’uguaglianza di genere e non abbiamo cercato apporti dalla teologia tradizionale. In realtà, quando abbiamo avvicinato due teologhi tradizionalisti per un loro commento, che poteva anche rimanere anonimo, l’uno ha rifiutato perché affrontavamo il ministero delle donne, l’altro neppure ha risposto.
Quali sono state le maggiori sfide che avete affrontato? Quali le gioie più belle?
È stato scoraggiante constatare che nelle parrocchie più tradizionali non c’è il minimo desiderio di cambiamento. È sconsolante vedere come tanti fedeli, anche donne, preferiscano non arrecare “disturbo”. Molti di coloro che filtrano le informazioni parrocchiali hanno bloccato, come detto, ogni tentativo di far conoscere l’iniziativa.