Da giovani chiedevamo: «Signore, cosa vuoi che io faccia?», ma da quando ci siamo detti sì come sposi 35 anni fa, la domanda è divenuta: «Signore, cosa vuoi che noi facciamo?».
E non siamo soli in questa ricerca: alla bellezza delle famiglie in cui siamo cresciuti si sono aggiunte tante persone preziose tra cui missionari e missionarie comboniane, vite speciali che fanno innamorare della missione. Così abbiamo camminato con padre Giovanni, che ci ha sposati, fratel Lucio, che ci ha accompagnati in Etiopia e nella vita con la sua amicizia fedele, suor Gracita, conosciuta nel 1979 al campo di lavoro di Limone, suor Esperanza, che ha condiviso con noi esperienze e amicizie, suor Carolina, suor Carmela, suor Alicia… L’elenco è davvero lungo e si scalda il cuore pensando a tante persone che ci vogliono bene e… noi a loro.
Dal Gim a oggi
Tanti incontri che ci hanno fatto crescere nella spiritualità comboniana: le giornate Gim con tridui e campi di lavoro, i convegni, le attività per il commercio equo e solidale, La Rondine, Beati i costruttori di pace… Da fidanzati avevamo il desiderio dell’Africa e della missione; poi ci siamo sposati, abbiamo messo su famiglia con 5 figli e figlie. La mia terra di missione è diventata Manu e io sono diventato la sua.
È bello vedere come e dove il Signore si fa presente nella nostra vita: la missione si è riproposta in seguito, ed è stata l’Africa a venire da noi! È arrivato Giorgio, un bellissimo bambino etiope, con un’attesa adottiva durata ben più di nove mesi a causa di problemi burocratici. Abbiamo passato alcuni mesi con le figlie più grandi in Etiopia per incontrarlo, e da allora si è creato il legame che continua tra la nostra famiglia e quella terra.
L’Africa qui
L’Africa si affaccia di nuovo attraverso un amico missionario che ci chiede di aiutare una ragazza etiope a venire in Italia. È bastato uno sguardo d’intesa tra noi sposi per iniziare il percorso del decreto flussi: dopo due anni arriva W., spaesata e timorosa, e il progetto di accoglienza da tre mesi si trasforma in tre anni.
Ma la Provvidenza non è mai mancata e si è fatta presente attraverso molte persone. È stata faticoso dividere il tempo e lo spazio di casa, ma anche un’esperienza ricchissima, nel continuo confronto tra profonde differenze che hanno portato a mostrarsi così come si è e ad abbandonare diffidenze e resistenze.
Missione è confrontarsi, vivere con l’altro e l’altra, contaminarsi reciprocamente; ed è avvenuto quello che Daniele Comboni si augurava: «Salvare l’Africa con l’Africa». W. ha chiamato la sorella ed entrambe con il loro lavoro sostengono la famiglia in Etiopia. Questo è un aspetto della missionarietà che cerchiamo di coltivare nella nostra famiglia. Ultimamente si è concretizzata con affidi d’urgenza di bambini nigeriani che ci hanno fatto tornare giovani, alle prese con biberon e pannolini.
Cammini condivisi
Ci sentiamo sempre accompagnati da una comunità missionaria in cammino. L’incontro con Esperanza Rossillo al Convegno internazionale dei Laici missionari comboniani (Lmc) ha generato un gruppo di una quindicina di persone “Sulle orme del Comboni”. Gli incontri mensili di spiritualità missionaria erano in continuità con le esperienze del Gim o altri gruppi e con le esperienze di missione, ma anche l’occasione di nuove iniziative.
Abbiamo sostenuto progetti delle comunità di suore, padri, fratelli e persone laiche in “terra di missione”; abbiamo partecipato attivamente al progetto di accoglienza di ragazze africane immigrate realizzato dalle Suore comboniane di Santa Maria in Organo a Verona collaborando con lezioni di italiano per l’integrazione linguistica, con l’accoglienza domenicale nelle nostre famiglie preparando insieme il pranzo con ricette italiane ed africane, per una reciproca contaminazione sia culturale che linguistica.
Inviati da Gesù «a due a due», partiti in due ci siamo ritrovati ad essere un gruppo in cammino. Sappiamo che Lui è presente, ci accompagna… e di certo ci sorride.
Così noi siamo “missione”
Siamo Massimo e Rita. La nostra sensibilità missionaria ha radici lontane. Dal 1976 Massimo ha vissuto il Gim e un’esperienza scout di missione in Tanzania che ha lasciato un segno indelebile di attenzione agli ultimi. Io inizio il mio percorso Gim nel 1981, quando lui è già altrove, e vivo giornate e campi di lavoro indimenticabili. Lo stile missionario di Daniele Comboni mi affascina e, avendo un fratello comboniano, desideravo anche andare in missione, ma talvolta i desideri devono attendere perché la vita non va sempre come vorremmo.
Quando io e Massimo ci siamo conosciuti, scoprire che avevamo percorso la stessa strada seppur in momenti diversi ci ha unito ancor di più. Con Manu e Paolo avevo fatto il Gim e la loro proposta di un cammino con i Laici comboniani di Verona è stata una grande gioia. Abbiamo iniziato nel 2012 incontrandoci presso la casa delle Suore comboniane in via Cesiolo; suor Esperanza Rossillo ci ha trasmesso un entusiasmo incredibile e rimane il nostro faro.
Il cammino ci sembrava impegnativo, ma si è rivelato una grande opportunità: a turno prepariamo gli incontri formativi, imparando a metterci in gioco e ad essere coerenti nelle scelte quotidiane. Vivere una breve esperienza in Etiopia ci ha coinvolto nel dolore e nella gioia di quel popolo, ma “missione” non è solo partire per luoghi lontani, è anche vivere nella propria realtà territoriale con un impegno personale e comunitario per il “bene comune”. E il Vangelo e l’esempio di san Daniele Comboni operano dove noi non arriviamo.
Siamo Alessia e Filippo. Dal 2013, su invito di suor Esperanza Rossillo e padre Venanzio Milani, siamo parte del gruppo Laici comboniani di Verona. Anche noi veniamo dal Gim, che ci ha permesso di conoscere Comboni, di sperimentare la bellezza e la profondità della missione e di prepararci alle esperienze che abbiamo vissuto nel Sud del mondo. Una volta tornati e diventati famiglia, abbiamo continuato la ricerca per poter vivere la missione qui, in continuità tra il servizio in Brasile e Sud Sudan e la nostra vita a Verona. L’invito a unirsi a questo gruppo è caduto a fagiolo!
Negli anni si è costruita una bella amicizia; siamo una piccola comunità che si ritrova e condivide la vita, aperta ad accogliere chiunque voglia unirsi e camminare con noi. Gli incontri mensili sono un’occasione per fermarci, ristorarci e ripartire, facendo permeare nella nostra quotidianità quanto viene condiviso, perché è nei gesti della quotidianità che possiamo rendere viva la missione.