Martedì, 31 Maggio 2022 19:57

L’empatia che fa crescere umanità nuove

Franca Fusato, nata a Mantova nel 1939, ha svolto il suo servizio nella direzione generale per due mandati e nella formazione della propria e di altre congregazioni in Messico, Etiopia, Kenya, Sud Sudan e Uganda. Tanti “passaggi di testimone” costellano la sua vita comboniana, dal 1962 a oggi

Durante gli studi classici, indecisa su come orientare la mia vita che desideravo bella, armoniosa, ricca di interessi e di incontro con gli altri e le altre, mi cadde l’occhio sulla copertina di Raggio, rivista delle Suore missionarie comboniane di cui mai avevo sentito parlare. Vi vedo una giovane sorella in mezzo ad una scolaresca africana in Sudan. Mi sento toccata...

La prima impressione: prossimità
Vado a conoscerle a Verona, in via Santa Maria in Organo. Il convento, austero nella struttura ma accogliente nei suoi ambienti e nelle sorelle che incontro, mi conquista. E quello stesso convento mi vede entrare contenta, pur dopo tante difficoltà, nel 1959. Compirò lì i 20 anni.

Da quel giorno il mio cammino prende la strada della preparazione alla mia professione religiosa e alla formazione accademica, che mi vede studente di Scienze Naturali all’Università di Padova. Poi il primo volo in missione, ad Asmara (Eritrea), nel 1967. Novella insegnante in un nuovo contesto geografico, sociale e culturale, muovo i primi passi impartendo lezione nelle prime ore del mattino o la sera a giovani che hanno davanti a sé, o sulle spalle, una giornata di lavoro e necessitano di molta comprensione e aiuto per essere fedeli allo studio. Mi piace: non è solo dare delle lezioni, è ancor più dare attenzione alle persone e farmi prossima nelle loro difficoltà.

Esempi luminosi che orientano il cammino
Rivive in me l’esempio luminoso del mio insegnante di greco, mia materia preferita, che davanti a un mio compito dove i segni in rosso sono più visibili di quanto io abbia scritto, non mi mette un voto ma annota: «Cosa ti succede, cara Fusato?». Poi un incontro con lui, un dialogo di vita… Sento che quel momento ha tracciato in me un percorso educativo che non mi ha più abbandonato. Non mi preme tanto l’insegnare ma il “come insegnare” e “a chi” sto comunicando qualcosa che ho e che loro ancora non hanno.

E così, da quel primo saggio educativo sostenuto con altre sorelle meravigliose nel campo scientifico – mi basta solo accennare a suor Annamaria Soriolo – passo all’Uganda, che mi attende a Warr, nel West Nile, dove le mie sorelle hanno avviato una scuola secondaria solo femminile in un contesto culturale dove le ragazze non hanno accesso all’istruzione.

Il pregiudizio sulla loro incapacità mentale rispetto ai ragazzi prevale a tal punto che, per qualche futura studente che ci sembra particolarmente dotata, decidiamo di dare un compenso alla famiglia affinché la mandi a scuola.

Camminare “insieme”
Warr è la mia esperienza educativa più completa. La scuola si gestisce rendendo responsabili le studenti che la mantengono ordinata e pulita, coltivano la terra che produce mais, cassava, arachidi, patate dolci e ogni sorta di verdure e di frutta e, attraverso diversificate attività scolastiche, contribuiscono alla realizzazione di una piccola biblioteca e di tre semplici ma completi laboratori di scienze: chimica, fisica e biologia, come prescrive il programma governativo. È un grande successo!

Tutte le sorelle della comunità hanno la passione per l’educazione e da tutte, ma in particolare dall’allora preside suor Giulia Dominioni, imparo i segreti del “mestiere”; in particolare la vicinanza a ogni studente e il far camminare la classe insieme: nessuna deve essere lasciata indietro.

Fin dagli inizi, la passione di “far crescere”
Sarà difficile staccarmi da quella scuola, ma il frutto cresciuto in me dovrà maturare negli ambienti educativo-formativi della congregazione, dove l’esperienza vissuta costituisce il fondamento e la piattaforma su cui giocare e sviluppare in maniera olistica la mia passione per “far crescere”. Nei vari ambiti della formazione ho sempre intravisto la magnifica possibilità di preparare quelle persone «sante e capaci», come chiedeva Daniele Comboni, di cui la nostra missione ha bisogno: con intelligenza vivace, aperte al mondo, capaci di empatia, di visione, di essere con, di vibrare per comunicare il dono della Sapienza che dà sapore alla vita.

Sento che la mancanza di istruzione e di accesso alla scuola e alla cultura è una delle grandi povertà e ingiustizie già evidenziate nel Piano per la rigenerazione dell’Africa da Comboni, degno discepolo di don Mazza, suo maestro e “padre”.

Questo tipo di povertà si presenta alla mia immaginazione come un immenso campo incolto ma molto fertile, che ha solo bisogno di dedicate operaie per produrre abbondanti raccolti. E mi sento debitrice a madre Giuseppina Tresoldi, superiora generale dal 1986 al 1992, che mi ha trasmesso con la sua grande umanità il valore relazionale, indispensabile ingrediente per rendere l’incontro con ogni “altra persona” fonte di nuove ricchezze, fraternità e sororità.

Alle sorelle di congregazione che partecipano in qualche modo alla stessa passione e sete, passo l’esperienza del mio vissuto sempre orientato a conoscere e a far conoscere, a incontrare e a far incontrare per essere costruttrici di nuove umanità.

Last modified on Martedì, 31 Maggio 2022 20:06

CHI SIAMO

Il Centro di Comunicazione Combonifem è un stato costituito a Verona dalle Suore missionarie comboniane nel 2008.

Attraverso una rivista, un sito web e social media correlati promuove la dignità di ogni persona nel rispetto delle differenze di genere, di cultura e di religione, per far crescere società inclusive attente al bene comune.

Il nome stesso, “Comboni-fem”, esprime il valore della prospettiva femminile nella comunicazione ...

 

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