Venerdì, 27 Dicembre 2019 14:30

Haiti: quando la presenza fa la differenza

12 gennaio 2010: un terribile terremoto scuote Haiti e in pochi minuti la devastazione incombe.
Le scosse continuano per una decina di giorni, causando oltre 220.000 morti. La vita di quasi 3 milioni di persone viene sconvolta. La solidarietà internazionale accorre per l’emergenza e poi scompare. Quando i riflettori si spengono e i media spostano altrove l’attenzione, chi rimane a fianco di chi stenta a “riprendere vita”?

Il terremoto di Haiti è stato devastante e con conseguenze drammatiche. Le grandi organizzazioni internazionali hanno operato con sollecitudine e arginato l’epidemia di colera, ma dopo tre anni i campi profughi venivano smantellati mentre molte famiglie erano ancora senza casa.
Nel 2015 l’Unicef affermava che il 51% delle famiglie nelle zone rurali non aveva ancora acqua potabile e oltre l’80% non disponeva di servizi igienici adeguati; il 12% dei bambini in età scolare non aveva accesso all’istruzione, che peraltro rimaneva di bassa qualità.

Quel tocco di umanità…
Molte organizzazioni internazionali hanno operato in Haiti per qualche mese, altre per pochi anni.
A 10 anni da quella catastrofe è rimasta una piccola presenza di religiose. È la Comunità missionaria intercongregazionale: ha iniziato nel 2010 con gli sfollati di Port-au-Prince, vivendo nei campi profughi; poi ha trovato una casa piccola, ma piena di “lavoro in rete”: con vari organismi e organizzazioni. Il supporto sanitario, educativo e psicologico passava anzitutto dalle relazioni con la gente, e il primo servizio è stato impararne la lingua, il creolo.
Le iniziative sono nate progressivamente, in risposta ai bisogni emergenti: corsi di alfabetizzazione, progetti di microcredito e riciclo dei rifiuti, servizi sanitari che valorizzavano le conoscenze locali di erbe medicinali, formazione di leader, costruzione di alloggi.
La creatività ha offerto anche momenti ludico-ricreativi con musica e teatro, soprattutto per l’infanzia e la gioventù.
Una presenza discreta e capace di tessere amicizia, che negli anni ha alimentato nella gente la forza di non scoraggiarsi. Nella comunità si sono alternate religiose di differenti congregazioni, ma la presenza è rimasta, fino a oggi.

… che merita un premio
In occasione del “mese missionario straordinario” dello scorso ottobre, la diocesi di Roma ha istituito il Premio “Don Andrea Santoro”, in memoria del suo sacerdote ucciso nel 2006 a Trabzon, in Turchia, dove era missionario.
La consegna dei premi si è svolta nella capitale il 26 ottobre 2019, all’insegna del motto: “Il bene che si semina rimane nel cuore”. I riconoscimenti sono stati conferiti a una coppia di laici, a un sacerdote e a due religiose missionarie, e anche alla Comunità missionaria intercongregazionale (Cim) di Haiti, rappresentata da suor María Lourdes Vilchez Morales.

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Last modified on Venerdì, 27 Dicembre 2019 14:44

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