Sabato, 18 Luglio 2020 14:03

Brasile, in atto un crimine contro l’umanità

È arrivata sabato in redazione una lettera di frei Betto direttamente dal Brasile. La condividiamo su Combonifem perchè solo una pressione univoca dall’estero potrà riuscire a fermare questo crimine contro l’umanità

Le notizie sulla pandemia, che ci arrivano dal mondo, sono caotiche e confuse. Ma c’è un Paese tra tanti che vive una situazione assai più grave di quella che i media diffondono.

È arrivata sabato in redazione una lettera di frei Betto direttamente dal Brasile. Una vera e propria denuncia di cui condivideremo alcuni passaggi, ma che potete leggere interamente pubblicata su ildialogo.org.

«In questo momento che sto scrivendo, 16 luglio, il Covid, presente da febbraio, ha già ucciso 76 mila persone. Vi sono quasi 2 milioni di contagiati. Questa domenica 19/07 arriveremo a 80.0000 vittime». Ed è possibile che oggi si sia già arrivati a 100.000 mila vittime.
Dati che fanno arrabbiare la popolazione Brasiliana e il mondo intero. Perché tutti sappiamo che «le misure di precauzione e restrizione, adottate in tanti altri Paesi, avrebbe potuto evitare un numero così alto di morti. Questo genocidio è figlio dell’indifferenza del governo Bolsonaro. Si tratta di un genocidio intenzionale».

Una denuncia terrificante che trova riscontro sia nel comportamento assunto dal presidente fin dall’inizio della pandemia e confermato anche da distorte scelte governative come quella di liberalizzare il commercio delle armi. Anche oggi, che il Paese conta 52, 5 milioni di poveri di cui 13, 5 milioni in povertà assoluta (dati dello stesso governo federale): persone che non mangiano da settimane senza alcun aiuto, morti abbandonati ai lati delle strade nelle favelas e chissà quanto altro.

Una vera e propria politica della morte, quella attuata da Blosonaro. È proprio frei Betto, nella lettera a ricordarci che «intervistato all’ingresso del Palazzo presidenziale, se non gli importava di tutte le vittime della pandemia, il presidente ha risposto: “Non credo a questi numeri “(7 marzo, 92 morti); “Tutti moriremo un giorno” (29 marzo, 136 morti); “E cosa posso farci?” (28 aprile, 5071 morti)».

«Sin dall’inizio Bolsonaro ha affermato che l’importante era salvare l’economia, non le vite umane. E così ha rifiutato di dichiarare il lockdown, di far proprie le linee guida dell’OMS e non ha importato respiratori e tute di protezione individuale. E’ stato necessario un pronunciamento del Supremo Tribunale che ha delegato questa responsabilità in materia di sanità ai governatori e ai sindaci».

Non soddisfatto, il 3 luglio scorso il Presidente ha abrogato la norma di legge che obbligava all’uso di mascherine nei negozi aperti al pubblico, nelle scuole e nei templi di culto. Ha vietato le multe previste per chi non rispetta le norme sanitarie e ha liberato il governo dall’obbligo di distribuire mascherine ai più poveri, che sono le principali vittime del Covid e alla popolazione carceraria.

«L’8 luglio Bolsonaro – continua frei Betto - ha eliminato le norme di legge, approvate dal Senato, che obbligavano il governo a fornire acqua potabile e materiale di igiene e pulizia, istallazione Internet, ceste alimentari, sementi e ferramenta agricole ai villaggi indigeni e ai quilombos e ha anche “bloccato” i fondi di emergenza destinati alla salute indigena».
Indios e quilombos sono già stati decimati per la crescente devastazione socio-ambientale, specialmente in Amazzonia. Il Covid potrebbe essere il colpo di grazia.

Abbiamo divulgato questa lettera perché vogliamo che tutto questo arrivi alla stampa di ogni Paese, alle reti sociali, al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra, e alla Corte internazionale di giustizia dell’Aia, alle banche e alle imprese che investono in Brasile.
Solo una pressione dall’estero potrà riuscire a fermare questo crimine contro l’umanità che si sta consumando in Brasile.

Last modified on Sabato, 18 Luglio 2020 14:22

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