Lunedì, 30 Ottobre 2017 15:34

Oltre la “crisi”

In quale tempo stiamo vivendo? Il cambiamento climatico confonde le stagioni e talvolta disorienta le nostre aspettative. «È tempo di crisi», si sente ripetere con tristezza e rassegnazione.

Eppure il termine “crisi”, dal greco krino, significa momento di riflessione, di valutazione, di discernimento. Prelude a una rigenerazione possibile.
Perché allora connotarlo di tanta negatività? Perché non vivere la crisi con discernimento e speranza?

Un esempio lo offre il mondo missionario in Italia, da anni affetto dal calo di vocazioni e dall’avanzare dell’età. Ha osato raccogliere la crisi e farne un esperimento di “Chiesa in uscita”: il primo Festival della Missione. L’evento, proposto con creatività dal giornalista Gerolamo Fazzini e fatto proprio dalla Conferenza degli istituti missionari italiani (Cimi), da Fondazione Missio della Cei e dalla Diocesi di Brescia, dal 12 al 15 ottobre ha inondato la riservata Leonessa d’Italia con un fiume di entusiasmo. Queste pagine lo raccontano attraverso l’esperienza di chi vi ha partecipato.

Quale futuro per la missione?” era il titolo della conferenza di apertura: i relatori e la relatrice, suor Luigia Coccia, raccogliendo la crisi hanno spalancato l’orizzonte a una visione che oltrepassa i confini dell’Italia e dell’Europa. Riconosce nella crescente interculturalità della Chiesa i frutti di una «missione gravida di vita»: si chiama incontro di popoli e di persone che si ascoltano, si mescolano e insieme trasformano in meglio le rispettive società.

E c’è un’altra grande crisi che ci interpella: è quella economica.

È una crisi complessa, con tante sfaccettature: finanza criminale, dittatura del massimo profitto, sfruttamento irresponsabile della creazione e delle persone.

Dal greco oikos nomos, economia significa “norma per la gestione della casa”. Purtroppo gli esperti di finanza l’hanno sottratta alla sua originaria dimensione domestica e comunitaria. Per questo è urgente ripensare l’economia, ed è in corso una riflessione feconda per ricondurla alla sua originaria funzione generativa.

L’economia non può essere appannaggio degli esperti di finanza, perché ogni persona se la vive sulla pelle.

E mentre la “casa” è prevalentemente gestita dalle donne, la loro presenza nelle cattedre di “economia” è rara e recente, ma feconda. Porta nuove istanze, prospetta altri orizzonti e invita a uscire dall’ingranaggio del profitto, che schiaccia la vita con macigni di stress.
Il dossier di questo numero è proprio dedicato all’economia delle donne, che parla di “cura” anziché di “profitto”. E invita anche gli uomini a ripensare il tempo, il lavoro e l’eccellenza.

Contemplo spesso un mio caro amico, papà di un bambino affetto da una rara patologia genetica. Quando abbiamo occasione di incontrarci, mi commuovo per la dedizione con cui lui e la moglie condividono la cura del figlio. Da anni.
L’economia che parla di “cura” libera le potenzialità di bene dell’umanità e fa fiorire l’ambiente che la ospita e la nutre. Una responsabilità personale cui nessuno dovrebbe sottrarsi.

Fra poche settimane le strade saranno illuminate da addobbi natalizi e inizierà la corsa ai regali.
Quest’anno pensiamo a un regalo davvero speciale e “gratis”, ovvero che non ha prezzo.

Regaliamoci reciprocamente il tempo della cura!

Last modified on Sabato, 04 Novembre 2017 13:36

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Attraverso una rivista, un sito web e social media correlati promuove la dignità di ogni persona nel rispetto delle differenze di genere, di cultura e di religione, per far crescere società inclusive attente al bene comune.

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