Sant’Angela Merici è stata una grande donna e una grande pellegrina. A Brescia, sua città, noi organizziamo ogni anno pellegrinaggi a piedi per ripercorrere le strade che lei stessa percorreva alla fine del Quattrocento e nei primi decenni del Cinquecento lungo la riviera gardesana, in altri luoghi d’Italia e in Terra Santa. Questi cammini, come quelli vissuti con le Suore missionarie comboniane sulle orme di san Daniele Comboni, non sono paragonabili a quelli di Lourdes, Loreto o Santiago di Compostela, dove a migliaia rinnovano la propria fede, eppure sono ogni volta una sorpresa e un grande arricchimento.
Camminare e condividere fatica e preghiera con vecchi e nuovi compagni e compagne di viaggio rivela, strada facendo, la loro bellezza; sono doni preziosi da conservare con grande premura. Tra questi “doni” c’è Mariella, una donna di grande spiritualità che ha sempre partecipato ai cammini mericiani... fino a quando non sono sopraggiunti problemi di salute. Ma lei ci è rimasta accanto; le sue preghiere accompagnano sempre i nostri passi.
Lei dice che la sua è «una vita di ordinaria normalità», ma la città di Brescia le ha assegnato il prestigioso premio Bulloni 2020, conferito a chi si contraddistingue in opere di solidarietà. Non poteva passare inosservata Mariella, sempre aperta al prossimo, all’accoglienza, all’ascolto, con un’attenzione tutta particolare al disagio mentale.
La sua “normalità” trapela dalle sue stesse parole, scritte a braccio per la sorpresa di ricevere il premio: «Normale è accorgersi, normale è vedere, normale è chinarsi, normale è patire l’indifferenza del mondo sulla propria pelle, normale è portare leggerezza tra gli abissi dell’anima, lenire ferite e asciugare lacrime, normale è credere, immaginare, sognare. Normale è essere umani. Se no, cosa resta di me?».
L’ultimo cammino di sant’Angela si è svolto da Desenzano a Brescia il 27 gennaio 2020. Il successivo era previsto per metà Quaresima, ma è stato annullato a causa del covid-19. Anche per quel pellegrinaggio Mariella aveva composto una preghiera: “Signore, insegnaci a contare”. Ma il 12 marzo, quando la pandemia colpisce duramente la nostra città, la cambia in “Signore, insegnaci a sostare”.
A un anno da quei tragici giorni condivido con voi alcuni versi di quella preghiera. È un auspicio per riprendere al meglio il nostro “cammino di vita”.
Matteo, pellegrino di sant’Angela e di san Daniele
Avevamo fretta, Signore
Il sacco era pronto. C’era un tesoro
di pietre preziose di luce, di aliti di vento
di squarci di cielo, di melodie d’uccelli.
Potevamo metterci in cammino
ogni passo un incontro
ogni sguardo una promessa.
Avevamo fretta, Signore
Ma il muro del male non conosce il tempo.
Ora siamo fermi
il nostro sacco in disparte, pesante e inutile,
la paura nel cuore, lo sguardo altrove.
Insegnaci a riconoscere i tesori di questo mondo
a strappare il velo dell’apparenza per scoprire la bellezza
a riprenderci gesti di cura, parole buone, pensieri di perdono
a non disperdere il bene e i beni che ora riprendono forma.
Insegnaci a sostare, Signore,
come sosta un viandante in preghiera
come sosta la rondine migrante a riposare.
Insegnaci a sperare,
perché il coraggio ci salverà
perché è troppo forte il desiderio dell’abbraccio
e un tempo nuovo rinascerà, se lo vorremo.
E riprenderemo, sì, riprenderemo il nostro cammino
ogni passo conterà per te e per noi
e racconterà le meraviglie di quel tempo
che ci farà ritrovare tutti fratelli e sorelle
e ci renderà nuovi nel sorriso, nell’incontro,
nello spezzare il pane, nel moltiplicare il bene.
Mariella