Giovedì, 17 Gennaio 2019 15:45

Mamme-bambine… anche in Italia

Sono ancora 650 milioni le mamme-bambine nel mondo.

Troppe, ma con un'evidente tendenza al ribasso registrata con soddisfazione dal rapporto Unicef 2018 “Child Marriage. Latest trends and future prospects”: in dieci anni le spose adolescenti sono passate da 1 ogni 4 a 1 ogni 5, con una diminuzione del 15%.

Eppure il traguardo prospettato dagli “Obiettivi Onu per lo sviluppo sostenibile” rimane lontano: entro il 2030 sarà possibile eliminare questa pratica che, per tante ragazze, blocca la possibilità di studiare e coltivare i propri talenti? 
La nazione che registra la più incisiva riduzione di questa piaga sociale è l’India, sebbene l’Asia Meridionale, con la sua numerosa popolazione, registri ancora il 40% di tutte le spose-bambine del mondo. Invece l’Africa Subsahariana, soprattutto quella Occidentale e Centrale, nell’ultimo decennio ha fatto registrare risultati ben poco incoraggianti.

Quello che stupisce maggiormente nel rapporto Unicef, però, è la totale mancanza di dati relativi a Europa Occidentale, America Settentrionale e Australia.

Forse, per ragioni culturali e legali, sono Paesi immuni dalla piaga delle spose-bambine.
Ma che dire delle mamme-bambine?
In Italia
, stime ottenute incrociando dati raccolti da comuni, ospedali e consultori indicano una crescita esponenziale del fenomeno: ogni anno più di 10.000 adolescenti vivono la gravidanza. Spesso come un tabù da occultare.
Il censimento ha incluso ragazze italiane e straniere, in prevalenza dalle regioni del Sud, ma anche le grandi città, con Milano e Roma in testa, registrano dati allarmanti.

A Milano nel 2011 erano state registrate 92 “baby-mamme”, e da allora il loro numero è in aumento: si tratta di ragazze tra i 14 e i 20 anni segnalate in prevalenza da servizi sociali, consultori o Centri di Aiuto alla Vita, incluso quello Ambrosiano; raramente dalle famiglie interessate.

Per Laura Boati, psicologa e coordinatrice del Progetto Babymamme, la loro maternità «può rivelarsi ancor più difficoltosa, considerando il particolare momento evolutivo delle persone coinvolte. Può costituire un fattore di rischio per lo stabilirsi di una relazione adeguata tra madre e bambino e richiede maggior vicinanza di una rete familiare o sociale che spesso è carente. Ci possono essere difficoltà nella cura del figlio e anche la giovane mamma può sviluppare un disagio psico-fisico».

Dal 2014 il Progetto BabyMamme accompagna la crescita dei giovani genitori, sia durante la gravidanza che dopo il parto: rende consapevoli e serenamente responsabili. Quest’anno il percorso ha già accolto 15 ragazze, tutte studentesse o disoccupate, cinque italiane e dieci “non italiane” che vivono in Italia da tempo.

Coltivano un sogno: crescere insieme al loro figlio e alla loro figlia.

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Il nome stesso, “Comboni-fem”, esprime il valore della prospettiva femminile nella comunicazione ...

 

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